Loading

A.A.A. – Cercasi festival per metallari

Premessa. Con questo articolo vorrei che chi fa parte della scena rock/metal capisca che gli anni ’80 sono passati e, purtroppo, non si può tornare indietro. Vorrei che la gente capisca che, se ancora oggi le band che negli anni ’80 andavano a gonfie vele hanno un ritorno economico e di pubblico (perché sì, gente, i soldi sono tutto, anche per i gruppi che ne parlano come se non fossero necessari), è solo grazie al music business, che spesso evita delle vittime nel mondo della musica, ma altrettanto spesso ne fa (vittime che nella maggior parte dei casi rifiutano di accettare il business moderno o non riescono ad adattarsi).

Dopo questa breve premessa, posso aprire l’articolo con una frase, che a me personalmente mette molta paura. La scena rock/metal italiana è in piena crisi e non ne uscirà facilmente.

Perché questa frase?

Prima di rispondere facciamo un passo indietro e torniamo nel 2016, precisamente nell’autunno/inverno 2016, il momento in cui nacque il “Firenze Rocks”. Quando ci fu l’annuncio del festival fu quasi una boccata d’aria fresca, in un momento in cui un altro festival in Italia, il “Rock in Roma”, viveva il suo declino. Il Firenze Rocks si presentò alla grandissima, presentando una line up di lusso: Eddie VedderSystem of a Down ed Aerosmith (senza nulla togliere agli opener delle varie serate che furono altri grandissimi nomi). La prima edizione del festival (2017) andò alla grande: numerosissima affluenza, sold out registrati all’uscita dei biglietti, ma scoppiò qualche classica polemica sui token e sull’organizzazione, polemica tutt’ora attuale.

Anche quest’anno si è replicato con un grande festival, altri grandi nomi e altri grandi opener. Come headliner ci furono Iron MaidenGuns n’ RosesOzzy Osbourne e Foo Fighters; tra gli opener, artisti come Judas PriestVolbeatAvenged Sevenfold. Anche nell’edizione 2018 ci fu una grande affluenza: si arrivò ad avere 75/80 mila persone. Proprio in questa edizione ci fu la prima polemica alimentata dalla scena, cioè quella per i Judas messi in running order prima dei Sevenfold; questa cosa fu considerata un oltraggio e molta gente si lamentò direttamente con il Firenze Rocks senza sapere che l’ordine di esibizione viene deciso spesso a seconda delle possibilità delle band.

Placate le polemiche sull’edizione 2018, si cominciò a fantasticare sui nomi per l’edizione 2019. Inutile dire che ci fu molto hype nella scena, soprattutto per i nomi che circolavano e circolano tutt’ora: MetallicaSlayerManowar,Ac/Dc con Axl Rose e tanti altri.

Spesso la gente nomina questi nomi senza sapere come funziona l’organizzazione di un festival di queste dimensioni, come è normale che sia; non tutti abbiamo la fortuna di conoscere “gli abissi” delle organizzazioni dei festival e tutto quello che ne comporta.

Ora posso rispondere alla domanda fatta in precedenza.

Sono bastati i primi due headliner del festival per scatenare l’ira di tutta la scena, e i nomi sono The Cure e Ed Sheeran. Ora non mi soffermerò a esporre tutte le motivazioni per cui Ed Sheeran in fondo in fondo c’entra con il Rock, ma la cosa che mi ha stupito di più è come l’intera scena abbia cominciato ad insultare e a dire che non c’entrassero nulla i The Cure con il rock.

Potrei terminare il tutto dicendo “beh non capiscono niente e sono degli idioti”, ma preferisco analizzare perché secondo loro i The Cure non c’entrino niente con il Firenze Rocks.

Ora, escludiamo per un attimo la scena rock, e soffermiamoci su quella metal. La scena metal ha preso un brutto vizio in questi anni trascorsi senza un festival di spicco italiano, cioè quello di etichettare tutti i festival che chiamano una band metal, anche solo per la prima edizione, come festival metal. Voi penserete, come altri, “beh il Firenze Rocks ha la parola rock nel nome”, “per due edizioni hanno chiamato grandi nomi internazionali dei generi”, ma lasciatemi dirvi una cosa. Anche a me dispiace, ma purtroppo la parola rock ormai è usata per tutto quello che viene definito dalla società come ribelle; basta mettersi un jeans strappato, avere un capello più lungo per essere definiti dalla società rock anche senza ascoltarlo. Di conseguenza anche molti festival ricorrono alla parola rock senza apparenti motivazioni.

Non è scritto da nessuna parte che la musica proposta in un festival debba essere attinente a quello che si ha nel nome, anche perché è ovvio che molta gente ha preso il Firenze Rocks per il Gods of Metal o Wacken.

Molta gente, compreso me, stenta ancora a credere che molti metallari siano arrivati a parlare male anche di un un sottogenere rock come la musica a tinte dark dei The CureE perché questo? Semplice, colpa delle voci circolate sui possibili gruppi del 2019, dove si sono scomodati i nomi di tutta la scena metal mondiale (molti di esso tra l’altro vengono nominati senza sapere che non hanno intenzione di fare tour). Colpa, ancora, dell’aver preso il Firenze Rocks per il Wacken.

E appunto per questo, per evitare che altri festival caschino nella trappola dell’essere considerati festival metal e che orde di metallari facciano passare una kermesse che ha notevole potenziale (in questo caso il Firenze Rocks) per festival non affidabile agli occhi di gente che ne sa ancora meno di come funziona tutto il music business, si dovrebbe far sì che realtà come il Gods of Metal (per citarne uno) siano nuovamente organizzate. E’ essenziale che esistano certi festival dove la proposta sia varia e si possa far suonare di tutto, e altri dove si sappia che vengono chiamati nomi inerenti a quel genere, e che qualora si vada fuori contesto si sarebbe in tutto il diritto di polemizzare.

Immaginate il Wacken italiano, siete entusiasti al solo pensiero, eh? Sarebbe veramente una grandissima cosa, ma purtroppo bisogna tenere a freno l’entusiasmo. L’Italia è troppo piccola e ha pochi spazi dove disporre di interi campi incolti da adibire ad area camping e aree palco; dove non arriva la geografia, arriva la burocrazia, e così ci vogliono troppi permessi anche solo per montare un palco (basti ricordare il caso Colony), che si tramutano in prezzi esagerati per rientrare appunto nelle spese dell’organizzazione.

Ma la speranza è l’ultima a morire e si spera sempre in qualcosa di buono per la scena, per farla uscire da questa crisi che sembra, per ora, impossibile da superare. Cosa poteva fare quindi il Firenze Rocks per mantenere una dignità di fronte alla scena rock/metal italiana e contemporaneamente rimanere attivo?

Ci sono due opzioni: una è quella impossibile, visto che gli organizzatori non avrebbero dovuto annunciare questi nomi nell’edizione 2019, perdendo introiti e mantenendo una fetta sola di pubblico; la seconda è attirare un’altra fetta di pubblico (con l’annuncio di Ed Sheeran), mantenendo comunque, attraverso i nomi che mancano tuttora nel bill,  fidelizzata la scena rock/metal. Risultato che potrebbe essere raggiunto qualora gli headliner mancanti siano benvisti alla scena metal italiana.

Stento a credere infatti che se ora lo staff del Firenze Rocks annunciasse i Manowar quelli che ora scrivono “non mi avrete” saltino il festival. Aggiungo che comunque gli organizzatori, secondo me, non si sarebbero mai aspettati una polemica sui The Cure.

In conclusione, comunque, a cosa ha portato questo polverone? 1) alla divisione ancora più marcata della scena in tre parti: persone troppo chiuse, persone troppo aperte e persone che rimangono sulla sottile linea di mezzo  (di queste tra categorie ne parlerò in un altro articolo); 2) all’idea di molti di boicottare il festival (ma ricordiamoci che per 80mila metallari che non vanno al concerto di Ed Sheeran ci sono altre 80mila che sono suoi).

Per ora, aspettiamo altri annunci, sperando che possano calmare le polemiche e sperando che il Firenze Rocks continui a fare strada.