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Blind Eyes

Dolce Tortura

Chi l’avrebbe mai detto che il black metal, il frangente metallico oltranzista, retrogrado e dogmatico per eccellenza, che costituiva un prodigo di talenti soprattutto nell’entroterra Norvegese, paradossalmente sarebbe diventato terreno fertile per i semi di una futura fioritura di sperimentazione e avanguardia? Come non citare quattro nomi seminali come gli In The Woods… e i loro sognanti incanti, gli istintivi Asgaroth, i fiorenti Ulver e i stellari Arcturus?

I nostrani Worthless vorrebbero ripercorrere la trasognata magia tanto cara agli ensamble sopra citati. Nascono nel lontano 1997 come inusuale incontro tra due differenti entroterra metallici (i progetti Babylon e Nocturnal Supremacy e le loro menti rispettivamente Quaro, bassista e Beso, voce e chitarra) plasmando un nuovo progetto dal moniker, non ancora definivo, Vrolok. Dopo una strada sempre più in salita (che per ben quattro anni coincidette con una vera e propria stasi evolutiva) i ragazzi, che nel frattempo avevano cambiato il loro nome di battesimo nel definitivo Worthless, recuperano il terreno perduto con la stesura di nuovi brani, i quali verranno pubblicati nel 2008 nel mini CD intitolato Blind Years, naturale prosecuzione del discorso intrapreso circa una decade fa. Esso non si può definire certo con l’aggettivo trascendentale, ma nel complesso la cartella clinica è rassicurante e il lavoro nel suo piccolo propone una lettura in chiave personale del black metal made in Norway rendendo omaggio, oltre ai padrini dell’avantgarde, anche all’essenza ermetica dei primi Satyricon e la solitudine bucolica dei primi Dimmu Borgir. Nei 24 minuti abbondati di durata mostrano degli ingranaggi ben oliati attraverso un increspante e dannato metallo nero che viaggia su rocciosi e storditi mid-tempo dalla durata medio-lunga, ornati da inusuali e antiquate orchestrazioni dal tocco quasi retrò che amplificano il loro già discreto contenuto emozionale. Ciò che li distingue dalla massa è un’attenzione certosina negli arrangiamenti, curati con l’inserimento di ritmiche particolari e di sensuali alchimie folkloristiche che insaporiscono un piatto già ricco. La pietanza viene condita con il cantato di Beso, dalle minuziose sfaccettature bipolari, il quale oscilla elegantemente tra un growl che si mostra tagliente, espressivo e ferale e iniezioni di modulazioni pulite, vicine alla pacata e controllata teatralità del sommo Vortex (Arcturus), che mitiga i panorami più ruvidi giocando con impostazioni corali e con il sussurrato. Lontani dal caos e dalla frenesia del canonico raw e ferale black metal, come stanchi del suo ringhiare inferocito, essi si lanciano in una pioggia improvvisa, torrenziale ma gentile, con una nuova e piacevole estetica fatta di labirinti boschivi, di lunari e metafisiche elucubrazioni, di tenui raggi di un’epica aurora.
Già con la prima The Omega Genesis si dimostrano lontani nelle intenzioni e negli intenti dalla sintesi di inutili sterilità, le quali non si trovavano neanche a cercarle con il lanternino eliminando dunque ogni tipo di perplessità riguardanti il loro talento. Murder Possession crea un incantesimo pensoso ed assorto attraverso coccolose tastiere e una passione battagliera dall’inaudita fierezza. Grazie anche al growl, rabbioso ma dignitoso, si innescano nella mia mente fascinose immagini dal flavour guerresco. Nothing To Be Saved è una traccia ambiziosa sulla quale i Worthless scommettono molto e nella quale ci traghettano, con la loro libidine auricolare, verso una quantità abnorme di sopiti refrain, ancestrali linee pianistiche e riff spinosi. Tutto si conclude con la successiva Death Sentence, dove una bruma di oscurità copre di incanto la leggiadria della triade precedente, anche se mantiene la loro puntigliosità raffinata e i loro gesti posati, fini e misurati.

Che dire, i Worthless inaugurano nel migliore dei modi il loro percorso artistico, con vivaci cromatismi eterogenei, che faranno la gioia dell’ascoltatore poliedrico, costruendo solide impalcature musicali che stanno già in piedi da sole, anche se non manca qualche piccola traballata imprecisione, forse dovuta all’inesperienza.

  • 7,5/10

  • Blind Eyes -

  • Tracklist

    01. W(h)ellcome
    02. Abyss Of Humanity
    03. Unfair Black Death
    04. Fight Again
    05. Burn The False
    06. Mass Suicide
    07. To The Silence


  • Lineup

    Lorenzo “Sighi” Sighinolfi - voce
    Enrico “Eney” Berti - chitarra solista
    Giuseppe “Leo” Rella (sul demo) - chitarra ritmica
    Lorenzo “Lollo” Truppi - basso
    Alex “Gaio” Gaiani - batteria
    Luca Paolini (formazione attuale) - chitarra