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Torturing The Odd Human Mind

Uno schiarito bolide che insegue emozioni

In uno aberrante cornice evidenziata da esplosive e penetranti tonalità verde marcio si adagia in primo piano un sofferente cranio, superstite e contemporaneamente testimone di un mare di infidi soprusi, riarse angosce, burrascose violenze, che strisciano fuori come la funambola serpe più vischiosa ed adagiate in un interlocutorio scenario pregno da una sottile aura mortuaria: basta solo un primo e distratto sguardo alla copertina per capire che tra gli Eden Beast primeggerà, tra le altre cose, la furia incontrollata.
Il loro effervescente attaccamento per le ossaliche ondate possenti nasce in Piemonte nel 2002, quando riposavano ancora su compromissorie distese di Thrash –Death, per poi pubblicare il primo Promo Invocatio Mortis, che presenta spartane contaminazioni ad ampio raggio che impone soprattutto alacri schegge di Brutal-Death.Le esibizioni live rappresentano il vero e proprio fulcro del Quartetto, accompagnando in Tour nomi tutelari e sacri come Dark Lunacy, Dismember e Impaled Nazarene.
Il 2006 è un anno importante per i Piemontesi: infatti, dopo aver cambiato in concomitanza il batterista, si affacciano sul mercato discografico con il gorgogliante Torturing The Odd Human Mind, primo mini CD, pubblicato dalla scuderia “Deadbang Records” che narra le gesta di quattro giovani che provano a sbizzarrirsi allontanandosi, almeno parzialmente, dal duro e puro fragore continuo e gratuito. I Nostri dunque rivoltano contortamente come un calzino il concetto tradizionale di Brutal Death Metal, per loro sgombro di pregiudizi e si sprofonda sottoterra captando e facendo propri gli insegnamenti dei Nile più groovy e sfacciati segnati anche da grosse porzioni dell’acclamato cantato, mai banale, cavernoso e coinvolgente. Ma non si limitano solo a ciò, infatti la volontà di onorare le premesse di personalità tanto decantate nella loro biografia diviene prioritaria: affiora dunque una sovraeccitata nebulosa di effettistica altolocata, particolari inusuali, spasmi vertiginosi, rumorismo isolazionista e scale dissonanti, che cesellano una sorta di preziosa ed urfida origami costruita in libertà. La critica principale da muovere riguarda senz’altro la produzione: essa infatti risulta amatoriale, impastata e sprigiona un aura calda distante dagli standard tipicamente estremi che rende il tutto terribilmente statico e bidimensionale. Peccato veramente perché l’Ensamble mette in mostra un’innegabile invereconda ispirazione, che, seppur acerba, potrebbe far molteplici proseliti tra i fanatici della belluina ma ragionata ferocia. Una putrida e infervorata fiera, vera amplificazione di un istante incandescente, che attacca e ferisce, ma che sa anche incantare ed abbagliare, un felino che, oltre gli ormai lontani e remoti flutti, si dilegua dissolvendosi.
Il tomo si apre con la azzeccata sfrontatezza di Violated Primordial Dreams About Evolution, accentuata da una schizzata introduzione ad appannaggio dell’ambient per poi esplodere senza se e senza ma in tutta la sua potenza. Da questa formula scaturisce già un ottimo esempio di pregustante maturità. Di qualità superiore è la successiva Torturing the Odd Human Mind, un piccolo grande rombo che travolge ed acquerella isterie desertiche e piaghe d’Egitto. Nerastri lividi vengono ricreati da toccanti e mai fuori luogo intermezzi acustici, una sorta di nostalgico ultimo abbraccio che offusca le mie visioni. Foregoer of Carnage invece segue caliginosi tratti somatici più affini alla tradizionale scuola Death Metal svedese. Una fluida ma compatta composizione perfettamente riuscita votato all’esaltazione e alla rappresentazione di epigoni cosparsi di spigolosità. Con Mental Illness si inizia ad avvertire un dolore bruciante ed essa si cimenta in sonorità aggressive dove viene fuori la frenesia la quale viene adombrata però da un songwritting non certo dei migliori, cesellando l’episodio minimo per le loro possibilità, tessendo un mosaico non di certo riuscito. Sound of Thousands Agonizing Corpses il Four-Pieces non è certo colpevole di ammorbidimento, ma compiace con sonorità in bilico tra l’Ambient e l’Elettronica, quasi consone ad accantonate civiltà orientali e pregno di un attitudine ricercata, minimalista con una vena sperimentale sempre più marcata. Putrid Infection Burns the New Mankind è una schizzata dinamitica con inserti presi di peso sia dal loro lato atmosferico, sia da quello lebbroso, con trecce di spettralità, oppressione e spleen ma anche con variazioni ritmiche dal sicuro effetto. Ottimo il finale, denso di schizofrenici scintillii diabolici.
Torturing the Odd Human Mind con la sua profetica energia malsana, con i suoi lacrimanti rallentamenti, con i suoi azzardati loop sprizza adrenalina da ogni singola nota e prendere lunghi ed inutili giri di parole mette a lucido ottime potenzialità ed anche abbondanti dose di soggettività, dote ormai quasi più unica che rara. Un succosissimo antipasto che preannuncia, o almeno lo speriamo, un futuro pasto più sostanzioso e radioso, soprattutto se i Piemontesi riuscirono a catturare la nostra attenzione con un uscita fuori dall’animato ed una cura maggiore nella fase di Produzione.

  • 7,5/10

  • Torturing The Odd Human Mind -

  • Tracklist

    01. Ash
    02. Venus
    03. Decades (instrumental)
    04. Esther Chose The Water
    05. Mechanical Travel


  • Lineup