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Fabio Lione – Turilli / Lione Rhapsody

L’attesa dei fan dei Rhapsody è stata ripagata: “Zero Gravity”, frutto del lavoro di due terzi della “mente” dei Rhapsody che furono (Fabio Lione e Luca Turilli), è un ottimo disco, ricco di nuovi elementi, anche abbastanza distanti dal symphonic power metal con cui divennero famosi i triestini. Una chiacchierata con Fabio Lione ci ha schiarito le idee a riguardo.

Innanzitutto ciao Fabio, benvenuto su Heavyworlds. Te lo chiederanno tutti, ma te lo devo chiedere pure io: come è nata l’idea di tornare a suonare assieme a Luca Turilli e quindi come è nato “Zero Gravity”?

Abbiamo celebrato 20 anni di storia dei Rhapsody, ricevuto tantissime proposte per celebrare l’anniversario. Abbiamo parlato molto e abbiamo fatto questo tour celebrativo. All’inizio pensavamo di fare 20/30 date, ma è andata meglio del previsto, le proposte sono state tante e quindi alla fine abbiamo fatto più show di quelli che pensavamo e l’esperienza è stata molto gratificante. Con Luca erano 8 anni che non lavoravamo insieme e non ci vedevamo neanche. Ci sentivamo ogni tanto. Ma le cose sono andate così bene che durante il tour ci siamo detti che non sarebbe stata una cattiva idea mettersi a fare qualcosa ancora assieme, ma qualcosa di nuovo. Non rinneghiamo nulla del passato, anzi, ma ci siamo detti che se bisognava aprire un nuovo capitolo, doveva essere appunto qualcosa di diverso.

In effetti “Zero Gravity” suona molto diverso dai vecchi Rhapsody…

Siamo stati onesti con noi stessi e con i fan perché abbiamo detto fin da subito che avremmo fatto qualcosa di nuovo. Quando senti di dover cambiare qualcosa è giusto farlo. Sarebbe stato più semplice e più rapido fare un disco che suonasse come i vecchi Rhapsody.

Pensi che sia servita anche la tua esperienza con Angra e Kamelot, per il desiderio di sperimentare diversi approcci?

Sicuramente sì. Con gli Angra ho tentato di cambiare un po’ la band: insomma, è giusto anche evolversi. Con Luca abbiamo deciso di mettere su cd quello che ci piace oggi, anche influenze italiane.

A proposito del concept: è opera di entrambi?

L’idea principale è di Luca, poi io ho dato il mio contributo qua e là, per esempio proponendo la cover. Sono un amante della musica italiana. Mi piacciono molto i testi di Luca; non sono semplici da capire perché trattano anche argomenti delicati. Uno comunque può scegliere se limitarsi ad ascoltare le canzoni o leggere e cercare di capire i testi, che sotto la superficie affrontano molti temi diversi fra loro.

Com’è stato tornare in studio assieme?

Grandioso. Rispetto al passato ho cantato molto più veloce e col risultato migliore, e penso che in questi anni che non ci siamo visti e non abbiamo lavorato assieme (io coi Kamelot, Angra e con collaborazioni varie, e Luca col suo gruppo) abbiamo imparato molto dal confrontarci con persone diverse. Quindi in studio sono diventato molto più ricettivo. Capisco meglio dove voglia arrivare lui, come tempi, espressione, pathos. Addirittura per il prossimo disco ci sarà ancora più margine, perché Luca ha capito che può andare oltre.

A differenza degli altri musicisti, però, il cantante a un certo punto si scontra con limiti fisiologici (età, ecc). Ti stai scontrando con questi limiti? Dall’altro lato, l’invecchiamento può essere invece un vantaggio perché porta esperienza?

Il mio caso è un po’ atipico. Non ho studiato tantissimo, ho preso qualche lezione di lirica nel ’93 e basta. Poi sicuramente coi live ho maturato esperienza, ma c’è anche il discorso dell’usura dello strumento “voce”. Nonostante tutto (fumo da sempre), tanti sono sorpresi del fatto che io non abbia perso più di tanto. Le canzoni del tour le abbiamo fatte in tonalità originale, per esempio. E mi è stato detto che canto meglio di venti anni fa. Secondo me è un fatto legato alla conoscenza di se stessi: canto meglio perché mi conosco meglio. Alcuni dischi dei Rhapsody vocalmente non mi soddisfano. Spesso dovevamo registrare di fretta, e conoscevo poco le canzoni. Col passare del tempo poi le ho fatte mie, quindi per farti un esempio preferisco come canto “Lamento Eroico” dal vivo rispetto all’incisione su disco.

Puoi anticiparci qualcosa sul tour?

Sicuramente faremo almeno metà CD; poi inseriremo qualcosa di “storico”, in base a quanto tempo abbiamo di volta in volta. Riguardo ai brani vecchi, tenteremo di scegliere qualcosa che sia in linea con il nuovo corso. Potrebbe essere “Frozen tears of Angels” o “Reign of Terror”, oppure altro, tanto la discografia è abbastanza vasta da consentirci di pescare qua e là.

C’è qualcosa nella tua ormai lunga carriera musicale che cambieresti, tornando indietro?

Non perderei tempo con alcune esperienze che ho fatto, però sai, fa parte della vita. Se non avessi fatto anche quegli errori, anche progetti discografici di pochi anni fa, non avrei compreso come sono alcuni tipi di persone. Non è facile trovare sempre amici nell’ambiente. Per il resto non rinnegherei nulla. Ho fatto alcune collaborazioni in passato di cui avrei forse potuto fare a meno, ma mi hanno comunque dato qualcosa, in termini di esperienza.

Grazie Fabio, l’intervista è conclusa. Vuoi aggiungere qualcosa?

Non vedo l’ora di suonare dal vivo e di conoscere i feedback dei nostri fan sul disco! Grazie e a presto!