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GOTTHARD – Steve Lee

Abbiamo incontrato il carismatico e simpaticissimo Steve Lee degli svizzeri Gotthard, il quale ci ha raccontato qualcosa a proposito del nuovo album in uscita, Need To Believe e della loro lunga carriera!
Buona lettura!

Ciao Steve, partiamo dall’ultimo album “Need to Belive”, da dove deriva il titolo? In cosa bisogna credere?

Guarda, Need to Belive è un po’ il nostro credo, una band come i Gotthard che è in giro da 19 anni con 10 dischi all’attivo ha bisogno di credere di riuscire ad andare avanti, di vedere le cose positive e anche saper valutare quelle negative tante volte. Credo che il mondo com’è adesso dove tutti la vedono nera, con la crisi, abbia bisogno che tu creda di riuscire ad arrivare al tuo traguardo. Che tu sia un pover’uomo in malattia, che tu abbia perso il lavoro o quant’altro devi sempre cercare di raggiungere i tuoi sogni.
Questa per così dire autosuggestione è servita sempre anche a noi, se veramente ci credi riesci a fare cose che pensavi impossibili come ad esempio la mano sulla copertina che stringe forte un sasso dal quale esce dell’acqua. Posso dire che portare avanti negli anni questo motto ci è servito moltissimo, ci fa trovare la voglia di continuare. Ci rendiamo conto tutte le volte che funziona, riusciamo a fare un bell’album, la gente è contenta, viene molta gente in tour e la vita tutta ad un tratto ha un’altro colore!

I testi dei Gotthard se non sbaglio infatti hanno spesso ricalcato temi un po’ sociali ed elaborati rispetto a molti altri…

Si è verissimo, forse venendo dalla Svizzera ci viene un po’ più spontaneo eheh! Abbiamo la fortuna di vivere in una nazione che seppur abbia i suoi problemi tutto sommato se la cava meglio di molte altre. Sarebbe quindi stupido parlare esclusivamente di Harley, moto, belle donne ecc.
Parlando comunque di testi devo dire che negli anni hanno spaziato molto, noi non siamo una band che punta il dito su tutti i problemi del mondo e che vuole migliorarlo a tutti i costi. Penso che il rock and roll sia sicuramente piacere di vita e divertimento ma molto altro. Forse è un’idea un po’ vecchia ma son convinto che la musica e l’insieme di persone che la pensano allo stesso modo possa veramente cambiare un po’ di cose. Siamo contenti che riusciamo a dare una sensazione alla gente che ci ascolta che riceviamo in cambio ad ogni tour, e questa è una cosa molto bella.


Che differenze ci sono state rispetto a Domino Effect nella stesura dei pezzi ed in generale?

Guarda a dire il vero non è cambiato molto, penso soprattutto per via della breve distanza, poco più di un anno e mezzo, tra i due album. Il modo di comporre è più o meno lo stesso, si è formato negli anni un buon trio con Freddy e Leoni. Diciamo che è arrivata una ventata di aria fresca nel formarsi un po’ dei gruppetti tipo io con Leo, Leo con Freddy, Freddy con me anche se comunque ognuno è libero di dare del suo, siamo una band democratica in quanto svizzeri eheh! Le prime bozze dei pezzi vengono fatte da uno o due persone ma alla fine abbiamo sempre cercato di gestire le cose in maniera paritaria tra tutti. Diciamo che non c’è una persona designata, tranne forse le lyrics che sono principalmente io a scrivere, forse perchè nessun altro della band ha molto piacere a scrivere e spremere le meningi per dire “chissà cosa si potrebbe ancora cantare dopo 10 dischi”. L’importante è tenere le delle antenne pronte a captare l’ispirazione che può arrivare da tutte le parti, la puoi trovare da un programma televisivo, da un titolo su un giornale, da una cosa vissuta e mischiando tutte queste cose per tutti noi escono molte buone idee. Da qui nasce la spazialità di tutti i nostri pezzi, come ad esempio I know You know che parla di come tutti chiudano gli occhi anche sulle cose evidenti, di problemi evidenti di altre persone in quanto la società sta diventando man mano sempre più egoista del tipo “io sto bene e me ne frego del resto”.

Girerete un video?

Il video l’abbiamo girato ma stranamente rispetto a come fanno tutti non per il singolo che sarà Shangri La

Pensavo che il singolo fosse Need to Belive…

Si sarà Shangri La per l’Italia ed il resto del mondo, stranamente in Svizzera più che altro per questioni radiofoniche sarà Need to Belive come hai detto appunto. Diciamo che si presta un po’ di più al format radio che abbiamo noi in Svizzera, un po’ meno aggressivo.
Ad ogni modo abbiamo girato un video per Unconditional Faith in croazia dopo esser stati contattati da un regista tedesco che sta girando un film su una leggenda della Boxe. È un po’ complicata la storia ma per farla corta ci voleva come soundtrack perchè ci conosceva già da prima, ci ha chiesto di mandarli qualche canzone e già che c’eravamo abbiamo girato il video insieme a lui. Ci è costato praticamente niente dato che avevamo già a disposizione in questo modo tutta la crew e le attrezzature. Penso comunque che Unconditional Faith diventerà il secondo singolo che uscirà nei prossimi mesi.
La ragione per la quale non l’abbiamo fatto del singolo e che non ci vediamo tanto come gruppo da video. Per fare un bel videoclip professionale ci sono delle spese enormi da sostenere. Se poi devi spendere cifre esorbitanti per mostrare il tuo video ad uno dei pochissimi canali rimasti che non trasmetta solo hip hop non ha molto senso. Preferiamo molto di più investire in quello che noi riteniamo molto più importante come i concerti.

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La canzone quindi è stata scritta successivamente alla richiesta del regista?

Si diciamo che ha voluto che gli mandassimo i pezzi nuovi che avevamo pronti per sceglierne una da utilizzare per il film che calzasse al meglio.

Come vi trovate con la Nuclear Blast?

Guarda ti dirò che la prima volta che ho sentito di lavorare con loro mi sono spaventato mica male eheh! Diciamo che chi conosce la Nuclear Blast sa che è famosa per gruppi ben più heavy di quello che facciamo noi, direi addirittura che non centriamo niente con tutti gli altri. Ammetto per fortuna che ci hanno aperto le porte a tanti mercati che ci erano stati preclusi, più che altro perchè hanno contatti migliori e hanno anche maggior interesse a promuovere il prodotto. Abbiamo fatto tanti anni con una major, la BMG, che per certi paesi era fantastica ma in molti altri non era proprio il massimo. Inoltre eravamo ad un livello dove firmavi, ti mettevano il prodotto nel cassetto e ti tiravano fuori solo quando qualcun’altro più in cima smetteva di far musica per un po’. Non era per niente lo spirito giusto per noi. Tiravamo tanto in Germania, Svizzera e Giappone mentre invece in Italia ad esempio non trovavi neanche i dischi e non avevamo possibilità di un tour serio per farci conoscere. Preferisco essere dalla Nuclear Blast che almeno ha voglia di promuovere ed effettivamente si riesce ad ottenere molti più risultati di prima.

Il tour infatti sembra che comprenderà molti più paesi…

Infatti! Si sono aperte le porte a paesi come la francia, la spagna e la scandinavia. Per noi è il massimo della vita! Riusciamo a suonare dappertutto ed è una cosa stupenda, la musica secondo me non dovrebbe avere frontiere. Partiremo dall’Italia, gireremo Francia, Spagna, Inghilterra, Germania e l’anno prossimo probabilmente Giappone e Korea. In molte date saremo con Europe e Deep Purple diciamo che è un bel…mmm..

Un bel tourone direi eheh!

Si esatto, un gran tourone ahah!

Come spiegheresti la differenza di audience tra Svizzera e l’Italia nonostante la vicinanza?

Guarda penso che sia dovuto come ho detto prima alla non possibilità di suonare tanto in paesi come il vostro. Credo che con la Nuclear Blast la situazione stia pian piano migliorando anche se in Italia forse c’è un altro problemino, avete molti festival che però sono sempre incentrati su generi molto specifici mentre in Svizzera ci sono gruppi di vario tipo. Arrivi quindi davanti al palco a vedere di fronte a te tre generazioni, non trovi solo il metallaro che quando inizi a suonare la ballata ti lancia le bottigliette ecc. È forse una questione di essere di vedute un po’ più larghe. L’Italia, come altri paesi, tende a mettere tutto in scatoloni separati e guai a mischiare.

Tra i vari dischi dei Gotthard qual’è il disco che ha significato di più per la carriera e quale per te come persona?

Direi che li distinguerei in tre fasi. Sicuramente il primo disco è il più importante dato che è quello al quale dedichi più tempo, suoni i pezzi per anni e poi finalmente li registri. È il tuo primo disco ed è come un sogno che diventa realtà, quello che sognavi con tutto il cuore e che segna l’inizio di una carriera. Un altro disco che è stato molto importante è Defrosted, un disco acustico che abbiamo usato come prova riarrangiando i pezzi di 6 anni di carriera. È stata una rivelazione per tante persone perchè fino a quel punto lì ci ascoltavano solo i rockettari mentre grazie a quel disco abbiamo raggiunto un pubblico ben più ampio. Riguardo il terzo direi che ha rappresentato un po’ l’uscita da un momento di simil crisi, cambio di etichetta e di managment e di vari eventi negativi è stato Lipservice. Quel disco è servito a riprenderci alla grande e che ha segnato positivamente il nostro futuro in quanto in fase di stesura tutti abbiamo detto “no, non ascoltiamo più nessuno, etichetta, radio, produttore ecc e suoniamo soltanto la musica che ci piace fare, se piacerà bene, altrimenti pace”. Alla fine siamo noi che portiamo le canzoni dal vivo e saremmo solo degli attori con il falso sorriso se non ci piacesse ciò che scriviamo. Penso che siano questi i tre dischi più importanti, anche se comunque Nuclear Blast sicuramente è la continuazione di tutto questo. L’ultimo disco è sempre quello che ti piace di più al momento, la novità ecc, ed è praticamente ciò che ti rappresenta ad oggi.

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Farete ancora un’album acustico?

Avevamo in mente di fare una specie di Defrosted 2, dobbiamo però ponderare molto bene la scelta del quando visti i concerti che abbiamo di fronte a noi. L’idea sarebbe di fare il prossimo disco in questo modo ma non vorrei metter troppo le mani avanti perchè dipende molto dal tempo a disposizione in quanto un album del genere richiede molta attenzione.

In tutti questi anni di carriera come pensi che il mondo della musica sia cambiato con la nascita di realtà come Youtube, Myspace e , purtroppo, del file sharing?

Diciamo che ci sono come in tutte le cose i pro e i contro a seconda di come utilizzi tutto questo, tutto questo sta cambiando la musica ed è solo l’utilizzo che ne si fa ad essere determinante. Il pro secondo me è che puoi in questo modo esser presente in tutto il mondo e promuovere il tuo prodotto senza fare fisicamente il giro del mondo come una volta. Il problema del p2p è decisamente tosto perchè se tutti non comprano i dischi l’artista morirà di fame è quasi sicuramente smetterà di suonare. Vedo che comunque la situazione si sta muovendo a scapito del disco ma a favore della musica live, che io ritengo decisamente importante. Chi saprà suonare e fare un grande spettacolo dal vivo secondo me sarà privilegiato rispetto a chi costriusce tutto in studio. Noi ci riteniamo una band prettamente live e ce la mettiamo tutta per far contenti i nostri fan. Un concerto live, l’emozione che ti trasmette non è una cosa scaricabile, è una cosa che devi vivere ed è impossibile da sostituire. Diciamo che noi quindi siamo abbastanza tranquilli sotto questo ambito eheh!
Sono comunque una di quelle persone che rimpiange molto il vecchio vinile, ho fatto già fatica ad abituarmi al cd e farò sicuramente fatica con l’mp3 e con un futuro microchip che ci impianteranno in testa a tutti quanti per controllare ciò che ascoltiamo ahahah!

Parlando appunto di live, chi ha avuto l’idea della copertina di Made in Switzerland?

Ahahahah! A dire il vero era un’idea che ci era venuta già per il primo disco ma non avevamo le palle per farlo eheh! Leo aveva detto che potevamo appunto fare il toro “Gotthard” che si tromba la mucca Svizzera. Avevamo pensato addirittura di metterci la mucca viola della Milka! Era un po’ troppo ridicola per il primo disco e l’abbiamo tenuta in serbo per il futuro. Comunque significa anche come noi a volte non ci prendiamo troppo sul serio in quanto rock and roll è anche scherzare e ridere, diciamo molto free, lasciarsi andare. L’idea era anche quella di prendere un po’ in giro la Svizzera, tutti si son fatti una risata e alla fine è stata una buona idea!

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