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URNA – RM e MZ

Oscuro e non esattamente facile, “Iter Ad Lucem” è un disco sorprendente, un concentrato di emozioni difficilmente descrivibili a parole, i cui misteri forse non saranno mai svelati del tutto. O forse, per avvicinarci un minimo al complesso universo che vi è tratteggiato, val la pena andare a sentire i due protagonisti del progetto Urna, MZ e RM. E chissà che la verità non ci venga finalmente svelata…

“Iter Ad Lucem”: cosa intendi per viaggio verso la luce?

RM – E’ difficile a dirsi… il titolo “Iter Ad Lucem” rispecchia molti aspetti sia a livello tematico che a livello musicale. Anzitutto a livello tematico, intende un nuovo stadio di conoscenza o un nuovo passo all’interno di quello che e’ il camino iniziatico di un qualunque credente, il passaggio dallo stato alchemico di nigredo al germogliare di una “nuova vita” generata dal nigredo stesso… Chiaramente non intendo entrare in dettagli piu’ specifici anche perche’ per ogni individuo certe sensazioni ed esperienze son diverse, questo e’ giusto un nuovo passo, per quanto mi riguarda, verso la ricerca della vera conoscenza. Per quanto invece riguarda l’aspetto musicale, e’ percepibile il passo in avanti verso un suono più maturo e brani decisamente più introspettivi rispetto al nostro primo full-lenght “Sepulcrum” ed anche da questo punto di vista il tutto puo’ tranquillamente essere interpretato ed associato a un “Iter” verso un qualcosa di più elevato, una luce che per quanto possa illuminare, comunque trae origine dal buio del sepolcro…

Cos’è la dottrina degli eoni su cui sono imperniate le lyrics del disco?

RM – Semplicemente una serie di associazioni di credi e filosofie a cavallo tra oriente e medio oriente…
In questo nuovo lavoro le tematiche si son evolute analizzando le analogie tra cabalistica, buddismo, induismo, musulmanesimo, amalgamando il tutto con quello che son le basilari conoscenze e studi alchemici.

Sono stati fatti grossi cambiamenti dal precedente “Sepulcrum”?

RM – Fondamentalmente non dal punto di vista concettuale, se interpretato come un naturale passo in avanti rispetto al precedente lavoro e penso che lo stesso si possa dire per l’aspetto musicale. Le stesse influenze che erano presenti in “Sepulcrum” son presenti anche qui, semplicemente son stati affinati i suoni, e creati brani piu’ fluidi per quanto sperimentali e comunque fuori dai canoni di quello che e’ il classico Funeral Doom, Black Metal etc. L’unica cosa che forse si e’ aggiunta e’ stata la venatura post metal che in parte ci ha spinto verso nuovi orizzonti.

Perché il pezzo “Iter Ad Lucem” è diviso in due parti? Come mai questa cesura, cosa distingue a livello tematico le due parti?

RM – A livello tematico l’intero disco e’ un unico blocco, non c’e’ una parte che possa rimanere indipendente dalle altre. Abbiamo semplicemente intitolato i due brani come parte uno e due perchè sarebbe stato anzitutto pesante tenerli in traccia unica ed inoltre perchè le lyrics sono una il compimento dell’altra, quindi la divisione in pt. I & pt. II ci è parsa la più ragionevole.

Dovendo descrivere con tre aggettivi ognuno dei tre album degli Urna, come li definiresti?

RM – In realtà sono quattro,“Justa Funebria” il primo EP. ancora black metal come sound con una buona dose di influenze ritualistic ambient; “Mors Imperatrix Mundi EP” a cavallo tra black, doom e ritualistic ambient; “Sepulcrum” e l’ultimo “Iter Ad Lucem”.
In ordine direi: immaturo ma innovativo, apocalittico, catacombale, lungimirante.

Mz, sei impegnato in altre due band (Arcana Coelestia, Locus Mortis), hai appena collaborato con gli Absentia Lunae, riesci a tenere ben separata l’attività dei diversi gruppi oppure ci sono dei riflussi di quello che fai in uno di questi anche nelle altre attività in cui sei impegnato?

MZ – No, cerco di tenere separate le cose, ovviamente un minimo è inevitabile che ci possano essere più punti in comune tra le varie band, dato che comunque si avverte sempre la mia impronta nel modo di suonare e nella scelta di certi schemi per fare i brani. Però cerco per quanto mi è possibile di tenere sempre separato il tutto in modo tale che tutte le realtà e i gruppi con cui collaboro rimangano a se stanti e brillanti di luce propria.

Com’è andata la collaborazione con gli Absentia Lunae?

MZ – E’ andata piuttosto bene, loro son delle persone con cui prima di tutto si è instaurato un ottimo rapporto umano prima ancora che musicale, e ovviamente questo ha facilitato parecchio la collaborazione. Quando mi hanno chiesto di partecipare son rimasto subito contento dell’opportunità di collaborare e devo dire che alla luce del risultato finale posso dichiararmi davvero soddisfatto.

Da dove parti di solito per comporre un brano? Fai tutto da solo?

MZ – Di solito quando suono la chitarra per fatti miei mi vengono in mente idee singole e riff che registro e conservo per crearmi un archivio da cui poi attingere qualcosa, magari riadattando, al momento di comporre i brani. Oltre a questo, la maggior parte dei brani nasce spesso da una base di batteria, traggo parecchio ispirazione dai pattern in quanto sentire la chitarra suonare insieme alla base ritmica mi consente di farmi subito un idea del mood da seguire. Questo modo di comporre “free style” mi consente di comporre velocemente ed efficacemente una bozza del brano e soprattutto evita che il brano suoni come composto a tavolino in quanto l’improvvisazione consente di cogliere l’istante creativo, infine dopo questo step vengono poi tutte le modifiche dove entra in campo più un aspetto razionale, e quindi a tavolino stavolta, in cui si aggiungono arrangiamenti e altri strumenti.

Quanto è importante far uscire i propri dischi per un’etichetta, la ATMF, con un’identità culturale/concettuale molto forte e in linea col vostro messaggio artistico?

RM – Senza ombra di dubbio ha una grandissima importanza avere il supporto della propria etichetta e nel nostro caso, siamo grati ad ATMF per il supporto che da sempre ci ha dato, dimostrando un grande interesse ed una gran fiducia oltre che stima nei nostri confronti. Noi non possiamo che ricambiare e siamo molto soddisfatti di esser entrati a far parte del loro rooster e chiaramente pensiamo che la nostra collaborazione andrà avanti per parecchio tempo ancora! E’ un fattore che penso sia fondamentale nel rapporto tra band e label.

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Cosa dicono di solito webzine e giornali specializzati dei tuoi lavori? Pensi che riescano a comprendere, anche in minima parte, tutti i significati che ci sono dietro?

RM – No, penso che talvolta i “giornalisti” ed i “recensori” in genere si perdano troppo in giri di parole inutili ed aggettivi un po’ troppo “fumettistici”. Mi preme dire che è sempre un piacere chiaramente quando vedi che i tuoi lavori ricevono buoni consensi, ma in certi casi leggendo alcune recensioni, come si fa a non ridere?

Non ti capita mai di aver voglia di suonare qualcosa di meno criptico, meno di nicchia, se vogliamo anche più “leggero”?

MZ – Sì, a volte capita, a me piace la musica a 360 gradi, e più vado avanti più mi piace scoprire nuove forme musicali anche distanti da quello che suono con i miei gruppi, però c’è da dire che se sento l’esigenza di suonare cose più leggere lo faccio creando magari un nuovo progetto, evitando così di “inquinare” la storia musicale di ciascuno dei miei progetti. Ovviamente con questo non intendo dire che i gruppi non debbano subire un’evoluzione, dico solo che questa deve avvenire in maniera coerente rispetto al percorso che inizialmente ci siamo posti al momento di creare il progetto. Per fare un esempio, se un domani avessi voglia di suonare musica neomelodica italiana stile Gigi d’Alessio lo farei creando un progetto a parte e non certo trasformando gli Urna in un progetto del genere (ovviamente incarico virtualmente qualcuno di farmi fuori nel caso un giorno mi mettessi sul serio a suonare roba del genere, ah ah).

Sei un polistrumentista, ti occupi quasi interamente di tutto il processo creativo ed esecutivo dei tuoi dischi. In tutto questo, c’è un’attività che prediligi rispetto alle altre?

MZ – La composizione e la scrittura dei brani è l’aspetto creativo e più emotivo, mi piace anche mettermi a mixare, anche se dopo un pò inizia ad essere alienante come lavoro. la cosa che detesto più di tutte è però registrare il basso e le parti ritmiche, fosse per me assumerei dei musicisti al posto mio per quello, ah ah.

Quali sono le principali differenze tra Urna, Arcana Coelestia e Locus Mortis?

RM – Gli Urna suonano un genere che penso non possa essere catalogato facilmente, troppe influenze e troppo instabile; Gli Arcana Coelestia son molto più d’atmosfera e più “sognanti” sotto certi punti di vista e l’impronta stilistica è decisamente lontana rispetto agli Urna; i Locus sono un progetto Black Metal, per quanto particolare ed in via di “evoluzione”.
Inoltre la presenza tra i tre progetti di due singer differenti comporta la creazione di impronte vocali e tematiche assai distanti da progetto a progetto e, sebbene Urna e Locus condividano lo stesso vocalist, anche in questo caso posso assicurare che le due entità sono completamente separate anche sotto il punto di vista tematico.

Senti la necessità di portare in concerto i tuoi progetti?

RM – Fondamentalmente no. Un’idea sarebbe provare con i Locus dove comunque si sta “formando” una line-up, ma per gli altri progetti, penso perderebbero notevolmente di impatto e significato una volta on stage.

Per chiudere, un messaggio ai metallari là fuori per spiegargli perché varrebbe la pena ascoltare la tua musica.

MZ – Perché tanto ormai la musica è gratis non costa nulla ascoltare il disco degli Urna in qualità mp3, ormai si trovano i dischi in questo formato ancora prima che escano ufficialmente, non si sa per quanto ancora tutto questo andrà avanti dato che il mercato sta crollando a picco, il mio non è un discorso venale, però bisogna guardare in faccia la realtà, le etichette più piccole stanno chiudendo e i primi a sparire saranno proprio i gruppi più underground. A quel punto non usciranno più i gruppi se non su myspace o piattaforme simili, e alla gente toccherà ascoltare solo roba mainstream se gli va bene. Da qui a qualche anno il supporto su cd sparirà, e se non si verrà a creare un metodo per non fare andare le band e le label in perdita (perché di questo si tratta, non certo di immensi capitali lucrativi) i generi meno commerciali si estingueranno. Per questo dico ai metallari là fuori, scaricate ora sino a che esistono ancora i gruppi da scaricare.