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WHITESNAKE – David Coverdale

In occasione dell’uscita di Good To Be Bad, decimo album dei Whitesnake, l’intramontabile David Coverdale ci racconta quello che c’è stato dietro la realizzazione di questo disco.
Intervista realizzata da SPV e tradotta per voi.
Buona lettura!

Dopo tutti questi anni… com’è che ve ne siete usciti con questo nuovo album degli Whitesnake?

È stata la sincronizzazione di alcuni elementi positivi che sono successi negli ultimi quattro anni. Alla fine del 2002 mi è stato chiesto di mettere su una band per celebrare il 25esimo anniversario dei Whitesnake per il 2003 e in quel momento non avevo in programma nulla che sarebbe durato più di qualche mese. Così per il tour ho raccolto alcune persone fenomenali sia come musicisti che come uomini, persone davvero entusiaste di questo progetto… Credo che loro sapessero qualcosa che io non sapevo. Comunque la cosa sarebbe dovuta durare alcuni mesi, e in quei mesi ho ritrovato sul palco una freschezza e una vitalità che avevo dimenticato… e ovviamente ero entusiasta di potermi di nuovo esibire. Un altro elemento era quanto stavano andando bene quei concerto ovunque suonassimo, quanto quelle canzoni erano rimaste nei cuori della gente per tutti questi anni. Un altro elemento ancora è stata un’etichetta eccellente, la SPV, che ci ha seguiti con un entusiasmo che non credevo esistesse più nel music business, con l’idea che io lavorassi di nuovo in studio, ora che pensavo che la festa fosse ormai finita. Credevo fosse davvero troppo bello per essere vero. Gente buona e genuina che crede che la buona musica esista ancora. E poi un’ultima cosa, molto importante: gli attivissimi membri del mio sito web, che mi hanno continuamente chiesto tre cose: un concerto in DVD, un greatest hits live e un nuovo album in studio con delle canzoni nuove. E ora, nel 2008, anno in cui festeggiamo i 30 anni dei Whitesnake, con questo Good To Be Bad sono felice di poter dire di aver accontentato tutte queste richieste. Un altro fattore che mi ha motivato è stato che negli old days andavo in tour una volta ogni tre anni, quindi le mie vecchie canzoni hanno mantenuto la freschezza nei concerti.
Ora invece vado in tour tutti gli anni, e devo ammettre che devo scavare sempre più a fondo per l’ispirazione o per suonare una determinata canzone con lo spirito, la passione, l’intensità necessari. E se in tutto ciò io provo queste cose, è come se anche il pubblico lo provi. Quindi era proprio venuto il tempo che uscisse del nuovo materiale firmato Whitesnake, dovevamo passare a un livello successivo.

Quali sono le maggiori differenze con quest’ultimo studio album, se ce ne sono?

Ce ne sono. L’ultimo album ufficiale dei Whitesnake, Restless Heart, suonava un po’ come un album solista di David Coverdale, perché così è come l’avevo iniziato! Dopo aver lavorato con Jimmy Paige, il mio manager dell’epoca, abbiamo pensato che avrei potuto provare a registrare qualcosa che recasse solo il mio nome, e anche l’etichetta era d’accordo. Così feci, ma poi i produttori esecutivi insistettero affinché questo lavoro diventasse un disco dei Whitesnake, tutto ciò era contro la mia volontà, ma a livello contrattuale loro avevano il potere di farlo. La mia idea era presentarmi a nuovi boss che non avessero idea di chi fossi e cosa facessi. Comunque Good To Be Bad è un disco dei Whitesnake dall’inizio alla fine. È un lavoro molto più diretto ed elettrizzante, decisamente roba da Whitesnake.

Come descriveresti, personalmente, Good To Be Bad a qualcuno che non l’ha ascoltato?

Credo che Good To Be Bad abbia tutti gli elementi necessari che un album dei Whitesnake debba avere: canzoni con un solido impianto melodico, un buon equilibrio tra pezzi rock e ballads, entusiasmanti assoli di chitarra elettrica, un cantato che va dal sussurro all’urlo. La band ci ha fatto un lavoro davvero potentissimo, e tutte le canzoni sono arrangiate in modo da poter essere suonate live se lo vorremo. Ho l’impressione che se questo fosse un debut ci farebbero suonare l’album per intero in concerto.

Come hai fatto ad assicurarti questa fantastica line-up?

Sventolando loro sotto il naso un sacco di soldi!! No no, non è vero! Abbiamo un ottimo rapporto tra di noi, sul palco e non. Sono tranquillo per quanto riguarda quello che fanno in tutte le situazioni, purché ciò non entri in conflitto con i Whitesnake, e se si presenta qualche problema lo si risolve e si va avanti. Ma quello che succede negli Whitesnake… resta negli Whitesnake, caro mio! Perfino qundo ero quasi in età da pensione continuavo a ricevere cassette demo di musicisti che volevano lavorare con me. E Doug Aldrich [chitarra, NdR] era uno di questi. Istintivamente sapevo che lui era quello giusto, che lui abrebbe fatto parte dei Whitesnake. E apparentemente lo era. Andò tutto benissimo, un paio di cambiamenti ma per il resto questi sono i Whitesnake, grazie al cielo! I cambiamento fanno parte del gioco.

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Com’è andata la collaborazione con Doug Aldrich e com’è successo che abbiate lavorato così affiatati?

È stato molto naturale per noi lavorare e comporre insieme fin dall’inizio. È stato tutto così facile; una collaborazione a cinquanta e cinquanta, ben bilanciata. È molto dotato ed è un musicista davvero entusiasta del suo lavoro. Ha anche curato il mixaggio dell’album, quindi ne è strettamente collegato e questo è qualcosa che decisamente non era mai successo prima. Per me Doug è una boccata d’aria fresca, non ha apportato nulla di sbagliato, fa il suo lavoro e lo fa bene. E ovviamente quando finivamo di registrare ci mettevamo su dei bei film di cowboy, è stato divertente. Mette davvero tanta passione in quello che fa, e grazie al cielo tra le sue passioni ci sono anche i Whitesnake.
Era stato a contatto con i Whitesnake prima di venirne a far parte, quindi è ben a conoscenza e a suo agio con l’identità creativa che ho stabilito, ma porta una tale energia e forza da aiutarci ad allargare ulteriormente i nostri confini senza andare a compromettere l’atteggiamento originale. Come chiunque può vedere, è un chitarrista eccellente, per me è una gran fonte d’ispirazione. L’altro punto importante è che abbiamo stabilito un’amicizia piuttosto solida e ovviamente abbiamo scritto quindici canzoni grandiose per i Whitesnake insieme.

Da dove ricevi l’ispirazione e dove trovi le idee per comporre tutte queste canzoni?

Mi è difficile rispondere, ad essere onesto. Per me tutto ha origine nella meditazione, ed è nella profondità delle mie meditazioni che trovo le melodie, gli accordi, i riff… è buffo, quando ho finito prendo la chitarra e… beh, la maggior parte dei pezzi che ho composto per questo disco sono stati abbozzati con la Yamaha acustica di mio figlio, una cosina piccola, ma ideale per incidere quello che mi viene in mente. I testi arrivano principalmente da episodi della mia vita, esperienze, osservazioni, cose che succedono, cose che annoto, documento… In maggior parte si tratta di canzoni d’amore. Ho lasciato perdere l’idea di dover cambiare, dover rendere gli altri felici, credo che questo sia quello che si aspettano che io scriva, ma dopo tutto è l’amore la maggior fonte di ispirazione nella mia vita. E ciò che scrivo è una sorta di diario musicale d’amore, con dietro la band che ci suona forte e potente! Per me scrivere è un processo naturale, quand’ero piccolo scrivevo poesie e quando impararai a suonare la chitarra quelle poesie divennero testi. Adoro esprimermi attraverso la musica, è così appagante, su così tanti piani.

Sei felice di tornare in tour? Cosa ti aspetti dal pubblico?

Sono esaltato all’idea! Sono sempre entusiasta di ricominciare un tour, soprattutto quando sono stato lontano dalla vita on the road per due anni! Ovviamente non rivelerò quello che suonerò in questi concerti, quindi è inutile chiedermelo. Ma comunque credo sia giusto proporre un po’ di roba nuova e un po’ di quella vecchia. Nella mia idea di produzione, palchi, qualità del suono e ottimo impianto luci con la band cerchiamo di offrire una presenza il più possibile fisica che di solito è lo scopo di una rock band, lo trovo molto più entuasiasmante che vedere lucertole e lupi e orsi e danze in giro per il palco. Mi piacciono molto i maxischermi, così che anche quelli più lontani possano vedere le nostre facce paonazze mentre suoniamo.

Tu hai voluto tutto questo e ci sei passato, più volte… ma alla fine ti manca produrre un nuovo album, più tour e più interazione con i fan?

Sono più coinvolto di quanto non immaginassi! Mia moglie sapeva meglio di me quanto mi mancasse salire sul palco. Sono così impegnato a fare il marito, il papà, ad occuparmi del catalogo Whitesnake… tutto ciò mi tiene impegnato tutto il tempo. Ora come ora ovviamente sono occupatissimo a preparare così tante cose, devo stare attento a bilanciare il lavoro, la casa e ricavarmi anche un po’ di tempo libero e ovviamente restare in forma. Solo lavoro e niente divertimenti rovinerebbero il povero vecchio Dave.

Come ti è venuto il titolo Good To Be Bad e perché hai scelto Bad To The Bone come sottotiolo?

È il titolo di una delle canzoni scritte che hanno lo spirito che le persone associano ai Whitesnake. È una sorta di allusione, una birichinata, questo titolo dice tutto quello che c’è da dire in un disco come questo. Bad To The Bone è semplicemente tratto dal testo, l’ho ricavato dalla jam in cui ho composto il demo di questa canzone. E poi ‘at the bone’ è stata sempre una componente molto intima dei Whitesnake fin dai principi.

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E per finire… facci un commento di ogni canzone.

In generale posso dire che le nuove canzoni sono tutte a loro modo collegate con quelle vecchie dei Whitesnake. Parlano tutte d’amore, perdite, atteggiamenti. E un bel po’ di ricerca di direzione. Ma sono anche diverse da quanto ho scritto prima, perché ora so dove sono stato e dove voglio andare, grazie a Dio.

Best Years. Per me è pura adrenalina. La adoro. Molto intensa e potente, con un bruciante assolo di Doug. Il tema è in linea con i classici testi alla Coverdale, anche se questa ha un compenso emozionale molto più appagante. Ottimismo, fede, ‘non mollare mai’, perché la cosa che cerchi potrebbe essere dietro al prossimo angolo. Una canzone con gli attributi!

Can You Hear The Wind Blow. Un testo ottimista, una canzone sui cambiamenti, su più livelli. Credo che stiamo assistendo a enormi cambiamenti nel mondo in cui viviamo e nel modo in cui li viviamo di questi tempi… su un piano politico, ambientale, personale… Stiamo tutti crescendo, e ciò ovviamente porta dolore. Io cercherò di crescere nel miglior modo possibile, mi raccomando di fare lo stesso anche voi. I cambiamenti che stanno avvenendo sono davvero sconfortanti, per cui seguite la corrente! Sarebbe meglio se potessimo tutti cambiare insieme. Uriah [basso, NdR] e Frazier [batteria, NdR] sono stati grandiosi in questa canzone qua, i ritmi sono ottimi, tutti sono stati favolosi qui.

Call On Me. Grossi riff. Lavorarci è stato un vero spasso! Il testo è un testo d’amore alla Whitesnake, semplice e diretto. Non vedo l’ora di cantarlo davanti a un pubblico! Noi ci siamo sempre, in una canzone così, qualsiasi sia il tuo umore. Chi mi segue da tempo sa che mi piace pensare alle canzoni come a degli amici che uno può portarsi sempre dietro, nei propri viaggi personali.

All I Want All I Need parla da sé. È una dichiarazione piuttosto personale, una canzone d’amore che puoi cantare al tuo partner. È una celebrazione del vero amore duraturo. Qualcosa sulle continue evoluzioni di un rapporto amoroso. In poche parole, una grande power ballad degli ‘Snakes’. Mi sembra già di poter sentire il pubblico dei Whitesnake che la canta insieme a noi.

Good To Be Bad. Un divertente esperimento rock/blues. La riprova che perfino ora, alla mia età, è ancora giusto essere un cattivo ragazzo. Questo pezzo mi ricorda i Whitesnake più inebriati. Ancora un drumming eccezionale sull’outtro da parte di Frazier, che ha apportato un groove davvero interessante all’album. È un batterista eccezionale. Anche il lavoro di Uriah Duffy al basso in questo pezzo è eccellente.

All For Love. Una canzone che, credo, sia nel testo che nella musica unisce i primi Whitesnake a quelli nuovi, quelli del 2008. È un pezzo sull’incapacità di resistere di fronte alle dolci tentazioni dell’amore. Ci sono già passato prima, eh? Sì, ma senza dubbio rieccomi qua. C’è un grandioso assolo melodico di Reb Beach [chitarra, NdR].

Summer Rain. Mi piace molto questa qua. Il sound dei Whitesnake è così muscoloso che venirne spogliati in favore di una veste acustica è un diversivo davvero piacevole, una ventata di aria fresca. La canzone mi fa pensare a una calda giornata di sole. Il testo è intimo e riflessivo, la melodia dolce. Timothy [Drury, tastierista, NdR] in questa canzone è splendido, ha fatto un lavoro molto sensibile. Il suo tocco è fondamentale qua e là nell’album, il suo apporto sia strumentale che canoro è molto importante per i Whitesnake. C’è un eccellente assolo di Doug, diverso dal suo solito; la melodia è perfettamente strutturata e sinfonica.
Per fare un pezzo simile mi ci è voluto un bel po’, succede con le canzoni unplugged in generale, ma ora sono deciso a farne di più. Mi piaceva molto lavorare così con Adrian Vandenberg anni fa, più di quanto immaginassi, e il viaggio promozionale fatto con Doug alla fine di The Live In The Shadow Of The Blues mi ha portato a pensare che forse in futuro farò di nuovo qualcosa di così personale. I meet and greet, il contatto coi fan, quello show non fu fisicamente sfiaccante come i nostri soliti rock show… ma sto divagando. Quando ascolto questa canzone penso alla band e le ragazze raccolti intorno a un fuoco, con le chitarre acustiche e vino a fiumi, allegria nell’aria, buone vibrazioni, per nulla scoraggiati dalla pioggerellina che cade. Dovremmo proprio fare un video per questa qua!!!

Lay Down Your Love. Mi piace molto, è qualcosa che non avevo mai fatto prima, ovvero un enorme intro multitraccia a cappella, non aveva davvero mai fatto niente di simile! Timothy si unisce a me nella prima parte della canzone, ma questo è tutto, è il ragazzo della signora Coverdale che si sente. È un inno, ha grandi cori, grandi riff, grandi percussioni. Quando io e Doug abbiamo iniziato a lavorare su questa il feeling era completamente diverso, ma quando ci abbiamo aggiunto la band la canzone si è trasformata in qualcosa di completamente diverso. L’idea del coro ce l’avevo da un po’, e in questo caso si è rivelata perfetta, un perfetto connubio. Una canzone così possente con il coro che ci canta sopra, tutti spaccano in questo pezzo. Credo che questa live potrebbe essere una grande canzone.

A Fool In Love. Anche questa è più divertente, più simile ai primi Whitesnake, con del blues. Lo definirei blues contemporaneo. Dio, pure questa contiene la parola ‘amore’… che ci posso fare? Comunque è stato uno spasso registrare questa, l’assolo di chitarra è infuocato, pure questa direi che live si potrebbe rivelare un gran pezzo. Sono davvero soddisfatto di questa qua. Puro divertimento. Divertimento blues.

Got What You Need. È un omaggio alle mie radici, io adoro questo pezzo, l’ho adorato dall’inizio. Non è eccessivamente veloce, ha il potere di trasportarti. Uno dei pezzi migliori, tutto per voi!

Til The End Of Time. È una di quelle canzoni nostalgiche, per la serie ‘mi manchi’. Mi vengono in mente un sacco di testi su questa scia quando sono lontano da casa. Adoro che questo brano arrivi alla fine dell’album, è un pezzo così intenso, non potevamo che metterlo alla fine. Dà l’opportunità di tirare il fiato alla fine del viaggio.

E questo è Good To Be Bad, decimo studio album targato Whitesnake, in occasione del trentesimo anniversario, siamo qui, siamo vivi. Ed è fantastico essere qui a fare ancora rock ‘n’ roll!!