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ANGRA + KATTAH

Erano undici anni che non mi avvicinavo alla band brasiliana per eccellenza dopo i Sepultura…non per screditare il nuovo percorso stilistico del quintetto ne tanto meno per eccessivo amore verso Andre Matos, semplicemente l’occasione non si era mai presentata…ricordo come fosse ieri la performance della data al Rolling Stone durante il “Fireworks World Tour”, con una scaletta lunga e intensa, coronata da una versione di “Carolina IV” infarcita da altre song della band. Ma siamo nel 2011 e non si può vivere nel passato…gli Angra sono arrivati al capitolo n°4 senza il prodigioso ex vocalist nelle proprie file e, pur con tutte le dovute differenze, “Aqua” è un disco davvero valido e intenso, complice il ritorno sul seggiolino di Ricardo Confessori, forse il vero motore ‘tribale’ del sound della band. A far da supporto ci sono i misconosciuti Kattah, band scoperta e voluta dallo stesso Edu Falaschi che annovera una collaborazione sul nuovo disco della band…in un Live Club piuttosto desolante (a fine serata non sarà pieno nemmeno per metà), si spengono le luci e gli special guest entrano in scena…

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Per quello che possa valere la mia opinione, i Kattah sono stati un supporting act con una grande fortuna e altrettanta scarsa capacità di sfruttarla…il genere passa dall’heavy al power, con refrain e ritmi cadenzati che si alternano a intermezzi strumentali dal chiaro sapore orientaleggiante! Se a primo acchitto il vocalist Roni Sauaf appare come un novello Matos per estensione vocale, alla lunga i suoi arrangiamenti sono apparsi ripetitivi e prevedibili…non è da bocciare la prova del quintetto brasiliano, anzi, e avendo a disposizione ben cinquanta minuti per promuovere la propria musica bisogna riconoscere loro che ci hanno provato…ma il pubblico è reattivo solo in parte e alla lunga le strutture delle songs strappano anche qualche sbadiglio…da incorniciare (anche se non proprio positivamente) la strumentale dove Roni si è seduto dietro ai tamburi, regalando una prova mediocre anche in questo contesto. In conclusione, forse, ai Kattah manca davvero qualcosa…una marcia in più o un songwriting che si diversifichi maggiormente…allo stato attuale delle cose, comunque, la sufficienza non c’è.

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Mezz’oretta di tempo per allestire il palco e la strumentazione ed ecco spegnersi le luci sulle note dell’intro “Viderunt Te Acque”…”Arising Thunder” apre le danze con dei volumi spropositati, al punto che il sottoscritto ‘scivola’ indietro per salvare le proprie cavità uditive. Il pubblico reagisce con eccezionale calore nei confronti della band e gli Angra proseguono con “Angels Cry”, dove ottengono un tripudio…ma qualcosa stona la performance. Edu Falaschi…se il quartetto è preciso e stecca pochissimo (per non dire nulla), il biondo vocalist in certi momenti sfida il mio grado di sopportazione; oltre a non avere tanta voce in sede live, appare piuttosto impacciato con il pubblico e di tanto in tanto ‘sparisce’ letteralmente dal palco, lasciando al duo Loureiro/Bittencourt il compito di tenere le redini dell’audience. Canzoni vecchie si alternano a song più recenti, passando da una “Awaken From Darkness” potentissima a una “Lisbon” toccante…”The Voice Commanding You” vede un eccellente Bittencourt impegnato anche in veste di vocalist, il che unito al drum solo che mr. Confessori generosamente dona, permette a Falaschi di riprendere fiato dopo nemmeno mezz’ora di show…Ad alzare il livello ci pensano songs come “Spread Your Fire” (cantata più dal pubblico che dal singer) e le nuove “Lease Of Life” e “Rage Of The Waters”, ma Falaschi continua a non decollare (anzi a tratti la sua voce sparisce nel nulla)…arriva “Heroes Of Sand” a esaltare e le conclusive “Rebirth” e “Nothing To Say” chiudono la prima parte dello show in uno scrosciare di applausi. Pochi minuti ed ecco partire le note di “Unfinished Allegro” che da il ‘la’ per l’inno “Carry On” (il pedice di Falaschi) ‘medleyzzata’ con l’altrettanto veloce “Nova Era” che mette in mostra la precisione esecutiva di tutti e quattro gli strumentisti…come regalo conclusivo, la band si scambia gli strumenti (Andreoli va alla batteria, Loureiro al basso, Confessori e Falaschi alle chitarre e Bittencourt alla voce) e, in onore del mai troppo compianto Ronnie James Dio, propongono una potente versione dell’immortale “Heaven And Hell” dei Black Sabbath, cantata con sentimento e tanta passione dallo stesso Bittencourt…sotto un fiume di applausi la band si congeda dopo poco più di 90’ di show.

Le conclusioni finali non sono altro che lo specchio di quanto visto…ovvero di una band che mancava da quattro lunghi anni sui nostri palchi e che non è riuscita (o vi è riuscita solo in parte) a farsi perdonare la troppa attesa. E’ inutile chiedersi perché Loureiro e Bittencourt, ormai dopo così tanti anni, diano ancora piena fiducia a Edu Falaschi, che sicuramente è un cantante dotato e meticoloso, ma che non riesce a reggere il palco come un professionista…la risposta potrebbero darla solamente loro. Sta di fatto che agli Angra, così come sono apparsi al Live Club di Trezzo, qualcosa continua a mancare…e si sente.

Angra Tracklist

1.Viderunt Te Aque
2.Arising Thunder
3.Angels Cry
4.Waiting Silence
5.Awaken From Darkness
6.Lisbon
7.The Voice Commanding You
8.Drum Solo
9.Deus Le Volt/Spread Your Fire
10.Lease Of Life
11.Rage Of The Waters
12.Heroes Of Sand
13.Rebirth
14.Nothing To Say

encores:
15.Unfinished Allegro/Carry On/Nova Era
16.Heaven And Hell (Black Sabbath Cover)