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FOLKSTONE @ Rock’N’Roll Arena

PREMESSA:
Una leggera pioggia scende dal cielo mentre ci rechiamo al cospetto di uno degli act italiani più interessanti del panorama folk/rock italiano; nonostante siano solo le 20 all’esterno del Rock’N’Roll Arena di Romagnano diversi metalheads (e non) iniziano a far capolino. I cancelli apriranno dopo un’ora e mezza, ma questo non sembra spaventare i presenti che iniziano a fantasticare sulla probabile scaletta del concerto odierno. I Folkstone, all’interno hanno appena terminato il soundcheck e si apprestano a cenare, sorridenti e felici come dei bambini che ancora non credono di vivere il proprio sogno (vedetevi l’intervista, a breve on line). Alle 22:40, poco prima dell’inizio del concerto, il RNR Arena sarà incredibilmente pieno, segnale che il seguito della band è nutrito e sincero.

L’attesa è trepidante, ma poco dopo le 23 l’8-piece bergamasco sale sul palco e inizia uno show che sarà davvero indimenticabile. ”Il Confine” apre le danze e, nonostante i piccoli difetti da correggere in sede di fonia, si nota che la band è davvero in forma. Chi ha avuto la fortuna di vederli in azione nel corso degli anni si rende subito conto dell’immenso salto professionale che la formazione ha cavalcato. I ‘nuovi’ innesti sono amalgamati con il resto della band al 100%, suonando e sbattendosi per tutti i quasi 140 minuti dello show. Lore è il vero mattatore dello show, tra delucidazioni storiche e propri punti di vista, sa trascinare il pubblico facendolo saltare e cantare e coinvolgendo nei suoi siparietti anche gli altri componenti della band…la scaletta si infarcisce di capitoli nuovi come le oneste “Non Sarò Mai” e “Simone Pianetti”, passando per i nuovi capolavori “Nebbie” e “Omnia Fert Aetas” e arrivando a toccare anche pezzi più datati come “Alza Il Corno”, “Frerì” e “In Taberna”…highlights della serata sono state le interpretazioni di “Anime Dannate”, “Folkstone” (ormai un inno) e la più intimista “Luna”, dove la band ha raggiunto il massimo punto espressivo…tra un microfono guasto, diversi stage diving e tanto sudore, i Folkstone ci regalano una versione propria di “Whiskey In The Jar” dei Thin Lizzy (mitico duetto di Robi e Lore) e una caratteristica versione di “Anomalus”, strumentale dell’ultima fatica discografica. Il tempo passa inesorabile e il finale è affidato alla storica “Rocce Nere”, alla versione acustica di “Vortici Scuri” e al bis (nel vero senso della parola) dell’ultimo singolo “Nebbie”, dove la band riceve un’ovazione da parte dell’audience, salutando visibilmente toccati dall’affetto ricevuto.

Se dubbi non ne esistevano già prima, dopo aver visto queste 2h abbondanti di show possiamo considerare i Folkstone come una band ‘su un altro livello’. Tanta professionalità nell’esecuzione e nello star sul palco, ma senza perdere quell’umiltà che li rende ancora una ‘banda di ubriaconi’ (citaz. Lore) che si divertono a star assieme. Da rivedere, sempre più spesso. Aggiungo solo un’ulteriore considerazione: è raro, ultimamente, trovare band che suonano per più di due ore senza fermarsi; i Folkstone sono tra questi.