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Live Report – Wacken Open Air 2017

HeavyWorlds giunge alla undicesima partecipazione al più noto festival metal europeo e del mondo. Quest’anno l’augurio era quello di trovarsi di fronte a un meteo più clemente rispetto alle due edizioni immediatamente precedenti. Nel 2015 si era abbattuto sulla tranquilla e ridente cittadina tedesca un diluvio universale senza precedenti (probabilmente il peggiore tempo atmosferico da quando esiste il festival), causando non pochi problemi anche a chi si trovava ancora in viaggio. Il 2016 non furono raggiunti gli stessi livelli di disagio, ma Wacken fu comunque contraddistinto da piogge e fango, come nella migliore tradizione.

GIORNO 1

Meteo a parte, Wacken 2017 ha rispettato le aspettative musicali riposte (anche perché, pure in questa edizione non sono mancate le piogge). Il giovedì (day 1) vede calcare il palco innanzitutto Ross The Boss, che da bravo ex, dona ai presenti un concentrato di epic metal d’altri tempi, ripercorrendo la carriera dei primi Manowar, con le varie “Blood of the Kings”, “Sign of the Hammer” e la conclusiva “Hail and Kill”. è poi il turno degli Europe, i quali, pur non essendo headliner, sfornano una performance di passione e classe, mettendo in fila uno dopo l’altro i classici del gruppo, tra i quali le immancabili “Rock The Night” e “The Final Countdown”, e rispolverando la ballad “Carrie”.

Dopo il buon concerto degli Status Quo arriva l’ora degli attesissimi Accept, che nel loro set da due ore a disposizione, si presentano, come già annunciato, con un’orchestra. E così tra i brani classici del loro repertorio, spicca anche la parentesi più propriamente orchestrale, che risulta perfettamente riuscita.

GIORNO 2

Il secondo giorno si apre all’insegna del metal italiano. Con piacere ci caliamo quindi nello show dei Lacuna Coil, che sfoderano una prova convincente e che intrattiene i numerosi presenti, accorsi già a mezzogiorno. Se il concerto di Cristina Scabbia e soci rappresenta uno degli highlights della giornata, non si può dire altrettanto dei finlandesi Sonata Arctica, che appaiono decisamente sotto tono, anche se comunque riescono a salvare la situazione spinti dall’entusiasmo dei fan.

Performance precisa ma perfezionabile è stata quella dei Trivium, mentre, al calar delle tenebre, i concerti più attesi sono quelli dei maestosi Emperor, che per celebrare il ventennale di “Anthems to the Welkin at Dusk” ripropongono il disco in versione integrale, chiudendo con “Inno a Satana”, e di Marilyn Manson, che, nonostante abbia forse poco a che spartire coi gruppi più apprezzati dai true metaller intransigenti, è seguito da moltissime persone. Peccato che, in concreto, il reverendo rovini le poche aspettative riposte, e distrugga tutto con uno show piuttosto penoso, contraddistinto da interruzioni e mancanza di coinvolgimento (anzi, il pubblico di Wacken a un certo punto ha anche iniziato a evidenziare palese fastidio a trovarsi sul palco un tizio che faceva tutto fuorché suonare).

GIORNO 3

Arriva il sabato (day 3) e finalmente il meteo diventa un po’ più simpatico, iniziando a sciogliere l’onnipresente fango. Il tempo è maturo per dell’ottimo power metal, e in effetti i tedeschi Powerwolf radunano sotto il palco una folla immensa, che avrebbe fatto invidia agli headliner del giorno prima. Il loro concerto è all’insegna della potenza, dell’epicità, delle tamarrate e della ritualistica heavy – power, e attira tutti. Segue il veterano Alice Cooper, che fa uno show eccellente, dove tra l’altro spiccano le doti chitarristiche di Nita Strauss.

Dopo un concerto discreto ma non memorabile degli Amon Amarth arriva quindi il turno degli Avantasia, headliner di questa giornata. Tobias Sammet è il solito marpione che corre qua e là e presenta il gigantesco carrozzone di ospiti, tra cui il leggendario Geoff Tate, ex Queensryche. Il pubblico è in visibilio, e mostra di gradire oltremisura il power metal di Tobi, che porta a casa un’altra soddisfazione prima di ritirarsi per qualche tempo a lavorare coi suoi Edguy.

Che altro aggiungere. Anche quest’anno si è trattato di un ottimo festival, che nemmeno il meteo ha fermato. Ci si vede l’anno prossimo, come di consueto.