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Pino Scotto

n plauso da parte mia al Ju Bamboo di Savona, che per una volta tanto ha concesso un evento dedicato ai fan dell’hard rock. Quale modo migliore per passare la vigilia di pasqua di una serata all’insegna del rock n roll??
Per noi rockettari è stato come buttarsi dietro le linee nemiche, visto che il suddetto locale è più rinomato (molto di più) come discoteca che non come musica dal vivo, ma non ci siamo fatti intimidire; certo i 14 euro di ingresso spiazzavano un po’ ma per vedere un’icona come quella di Pino Scotto sono stati pagati comunque con la voglia di sentirsi della buona musica e divertirsi.
In sostituzione dei disertori Lethal Poison hanno aperto la serata i piemontesi Lucky Bastards, che hanno smosso e divertito il pubblico con quaranta minuti di hard rock di tipica influenza motorheadiana: per chi ancora non capisca il rimando vi basti solo sound distorto al massimo, batteria come un treno in corsa e voce arrabbiata e grintosa. Anche se il sottoscritto predilige altri generi direi che questi ragazzi un dieci e lode se lo meritano tutto.
Tocca ora all’evento clou della serata. Si alzano infatti i cori inneggianti il rocker napoletano che, dopo essersi fatto attendere anche più del dovuto, fa il suo ingresso in scena degno di chi come lui i palchi italiani li ha calcati tutti la vita. Scaletta naturalmente farcita dei brani estratti dall’ultimo “Buena Suerte”, con quei testi schietti e diretti volutamente in italiano, in modo tale che i destinatari non si possano nascondere dietro la loro ignoranza della lingua inglese, senza escludere però i grandi classici dei Fire Trails come “Fighter”.
Degni di medaglia al valore i compagni di palco di Mr Pino scotto, che con la loro impressionante tecnica ed esperienza hanno reso l’esibizione ancora più potente e coinvolgente.
Spero vivamente che il gran numero di fans presenti ad un simile evento ricordi ai gestori di locali in zona che rockers nel savonese ce ne sono eccome, così come molteplici sono le band che,nonostante il loro talento, restano confinate nella loro nicchia underground.
Il grande nome a Savona è arrivato, la gente che cantava, pogava e si divertiva pure.
Ai gestori ed organizzatori di eventi l’ardua sentenza.