A CRIME CALLED… – Beyond These Days

Se c’è una cosa che indubbiamente non sarà passata inosservata della attuale scena alternativa italiana è la qualità della registrazione che ormai ha raggiunto un livello mediamente molto alto e che può permettere a molti gruppi nostrani di fare il salto di qualità. Non solo band dedite al culto del metallo, ma anche ragazzi come questi A crime called… che sono dediti ad un rock robusto ingentilito da sfumature pop ed alternative che rendono il prodotto decisamente radio-friendly. I pavesi per la produzione del loro ultimo “Beyond these days” si sono avvalsi della mano esperta del lanciatissimo Eddy Cavazza ed il risultato si sente. Le chitarre sono potenti e cariche di quel suono un po’ mieloso che fa tanto California, mentre le voci creano notevoli impasti melodici grazie a numerose sovraincisioni per creare ritornelli dal fortissimo impatto emotivo. Tutto questo riesce ad elevare la proposta musicale degli A crime called… oltre il semplice rock collegiale un po’ indurito, rendendola gradevole a patto di accettare canzoni dal facile impatto e dalla struttura tutt’altro che ricercata. Se l’iniziale “Out of flow” è decisamente robusta e si aggira su coordinate prossime ai Queens of the stone age, il resto dell’album risulta decisamente più easy e avvicinabile a band come Finch (ma senza urla), Hoobastank ed in parte anche Incubus. Canzoni rilassanti, che si ascoltano decisamente con un sorriso sulle labbra e si fanno canticchiare anche dopo un paio di ascolti, un esempio su tutti “Love is a blow”. Quello che manca è un po’ di profondità compositiva, perchè i brani, anche se abbastanza diversi tra di loro come emozioni trasmesse ed atmosfere, alla fine sono tutti molto incentrati sul ritornello di facile presa. Interessante invece la conclusiva “What is true”, canzone semi-acustica dallo spessore più elevato e dalla struttura più aperta e ariosa rispetto alle precedenti. Otto brani che scivolano via velocemente e piacevolmente, che risultano però spesso più forma che sostanza e relegano “Beyond these days” tra gli album piacevoli ma sostanzialmente innocui.