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A FOREST OF STARS – A shadowplay for yesterdays

Se c’è una cosa che è vitale mettersi in testa per riuscire ad entrare nel mondo degli A Forest of Stars è che sono la black metal band più atipica e particolare che ci sia. Ma suonano black metal. E sono fieramente e profondamente british. Per capire e assimilare completamente A shadowplay for yesterdays è necessario mettere in relazione questi due elementi e cogliere il nesso e il legame tra la forma più nichilista di metal e una certa teatralità che permea tutto il disco. Ora, fare di tutta l’erba un fascio e asserire che tutti gli inglesi siano teatrali in quanto eredi di Sir Shakespeare sarebbe ridicolo e stupido, ma è evidente che la prestazione canora di Mister Curse sia improntata su uno screaming  arcigno che assume quasi dei connotati drammatici in più di un’occasione, risultando molto intrigante e profondo dopo qualche ascolto. Anche il songwriting è decisamente particolare, difficile da cogliere nelle sue ricche sfumature durante i primi passaggi ma in grado di spiegarsi in tutta la sua complessità e maestosità con un po’ di pazienza e di perseveranza. Gli A Forest of Stars amano spingersi in quell’oceano fatto di brani lunghi con abbondanti parentesi strumentali, ma a differenza di parecchi compagni di etichetta rifuggono le divagazioni vicine alla shoegaze per dedicarsi anima e core al folk, ovviamente nella sua accezione più oscura. Il fatto di essere una band molto ampia con ben sette elementi all’interno permette agli inglesi di alternare decisamente bene parti tirate e assolutamente feroci ad altre in cui la sperimentazione prende il sopravvento, miscelando la già citata componente folk a una vena prog che rende ogni brano ben strutturato e profondo. Il vero valore aggiunto è la violinista e flautista Katheryne, già all’opera in passato con i My dying bride, che riesce con i suoi strumenti a donare originalità e spessore all’intero album. Risulta evidente che ogni elemento di A shadowplay for yesterdays sia estremamente curato e nessun dettaglio lasciato al caso, perché anche nei passaggi dal black alle sezioni strumentali si avverte una continuità e un filo logico che in molte altre band appare un po’ carente. Analizzare singolarmente qualche singolo brano sarebbe quasi come mancare di rispetto all’intero album che andrebbe assaporato nella sua totalità, anche perché il minutaggio complessivo si aggira intorno all’oretta risultando decisamente non proibitivo; dovendo comunque citare una canzone su tutte la mia preferita è assoltamente “Gatherer of the pure”, imprevedibile nel suo incedere e completamente mutevole, con una splendida prima parte che mescola valzer e black metal e un tronco strumentale successivo che sembra un omaggio ai Pink Floyd più visionari. Sublime. L’intero album è comunque un concept che narra del dramma interiore di un uomo di fronte alla dura scelta se seguire la strada della virtù o una blasfema autodistruzione. Che altro dire? Chi ama i Negura Bunget probabilmente adorerà anche gli A Forest of Stars, anche se i due gruppi sono simili sotto alcuni aspetti ma completamente diversi in altri: mentre i rumeni hanno costruito la loro carriera intorno al paganesimo, i nostri hanno una forte vena melodrammatica e una costante ricerca del pathos che li contraddistingue. A shadowplay for yesterday è quindi un album che diventerà sicuramente un masterpiece per chi cerca black metal intelligente, evoluto ed assolutamente sperimentale. Per pochissimi fortunati ci sarà anche la possibilità di sentirlo suonato nella sua interezza al Roadburn 2013. Andarci per un comune mortale equivale rinunciare alle ferie in quanto a dispendio economico, ma i biglietti sono limitatissimi e se vi fidate del sottoscritto ne varrà la pena!

  • 8, 5/10

  • A FOREST OF STARS - A shadowplay for yesterdays

  • Tracklist
    1. Directionless Resurrectionist
    2. Prey tell of the church fate
    3. A prophet for a pound of flesh
    4. The blight of God's acre
    5. Man's laughter
    6. The underside of Eden
    7. Gatherer of the pure
    8. Left behind as static
    9. Corvus corona part 1
    10. Corvus corona part 2

  • Lineup
    Mr. John "the resurrectionist" Bishop. batteria, percussioni
    The Gentleman. tastiere, pianoforte, percussioni
    Mister Curse. voce
    Henry Hyde Bronsdon. chitarra, voce
    Katheryne. flauto, violino, voce
    Mr. Titus Lungbutter. basso
    Sir Gtx. Grimshaw. chitarra