“Anvil is Anvil” e la recensione sarebbe presto fatta. Nel 2016, gli Anvil tornano a definirsi con tre sole parole, com’è sempre stato per tutti i titoli dei loro album dal 1981; semplicemente, un terzetto schietto e fiero di essere da sempre incrollabilmente fedele a sè stesso. Il documentario biografico “Anvil! The Story of Anvil” diretto da Sasha Gervasi ha riportato in luce la mancata esplosione di vendite di un gruppo che ha fatto storia, ma che si è perso nei meandri del music business.
Questo è un album che niente aggiunge e niente toglie alla storia di questi canadesi che continuano a divertirsi suonando e facendolo sempre con lo stile irrivirente e sarcastico che sempre li ha contraddistinti. “Daggers And Rum” da sola sarebbe fiera bandiera di questa attitudine, con un ritmo incalzante, riff pieni e potenti, senza nessuna sorpresa o picco creativo.
“Anvil is Anvil“: nudi e crudi, nessun fronzolo, non uno stravolgimento. Vero è che questo è il marchio di fabbrica, ma questo genere di formule per non risultare stantìe devono essere davvero vincenti. Qui ci troviamo di fronte ad un album che rispolvera i fasti degli anni Ottanta, ma tende a stagnare e a non godere di una sempreverde freschezza, come capita invece ad altri gruppi della stessa ondata, primi su tutti i Motorhead.
Da ascoltare se siete fans e naturalmente, da collezionare se custodite gelosamente la discografia degli Anvil a gruppi di tre. Per gli altri, l’ascolto consigliato continua a rimanere “Metal on Metal“.