Che tutti aspettassero sul banco degli imputati Alissa WhiteGluz, la nuova cantante degli Arch Enemy, non è un segreto. Che qualcuno disperasse per l’abbandono di Chris Amott, idem. Ma la band ha risposto a tutti questi dilemmi nell’unico modo veramente efficace: sfornando un album ottimo, con una freschezza compositiva che mancava da tempo al gruppo svedese.
“Khaos Legions” ci aveva lasciato con troppe perplessità ed era chiara l’assoluta necessità di una svolta, che mi sembra arrivi indubbiamente con questo lavoro, che si presenta più corposo ed omogeneo.
L’inconsueto intro classicheggiante “Tempore Nihil Sanat (Prelude in F minor)” prepara alla strada alla potenza devastatrice di “Never Forgive, Never Forget” , tipico brano old style, tirato e veloce che presenta senza tanti fronzoli il nuovo chitarrista, Nick Cordle (proveniente dagli statunitensi Arsis, ma niente a che vedere con l’omonima band christian rock). Si entra nel vivo della produzione con la titletrack “War Eternal” e finalmente splende di luce propria anche la bella Alissa, che articola un’eccellente prestazione vocale,districandosi con agilità negli oscuri meandri di questo pezzo, che etichetto subito come uno dei migliori dell’intero lavoro, con riff che richiamano alla mente i Dark Tranquillity di “Projector”. Inizio da cardiopalma per “As the Pages Burn“, dove a farla da padrone è senza dubbio la classe di Michael Amott, che ci regala un piccolo gioiello di Carcassiana memoria, con un ampio respiro melodico centrale. Alissa porta avanti il lavoro iniziato nella band precedente, i canadesi “The Agonist”, con alcune piacevoli sorprese, come in “You Will Know My Name“, dalle atmosfere più power metal che death metal, o in “Graveyard Of Dreams“, che ricorda “Cemetary Gates” e forse è in effetti un omaggio ai Pantera, data la tematica cimiteriale.
Grande profondità ed intensità per la bella “Stolen Life” e un tocco di originalità strumentale per “Time Is Back“; l’album scivola piacevolmente nei pezzi di chiusura, sormontati però dalla maestosità di “Not Long For This World“, altro monumentale sfoggio di genialità da parte di Amott, accompagnato dalla solita
maestria di Sharlee D’Angelo, vera e propria colonna portante del sound della band. Alla resa dei conti, Alissa WhiteGluz non fa rimpiangere Angela Gossow (rimasta comunque nell’universo della band come manager), anzi, riprende forse le fila di un progetto che si stava lentamente logorando e dona nuova vitalità ed energia; i fans di vecchia data troveranno forse ostico l’impiego più massiccio delle tastiere, ma la qualità di questo nuovo lavoro degli Arch Enemy è alta e sicuramente merita più di un ascolto.