Sono trascorsi 5 lunghi anni dal precedente e discreto “Unwelcome“, ma finalmente tornano in grande stile gli Arsis, una delle più interessanti formazioni in ambito technical death oggi.
Lo fanno con “Visitant“, sesta fatica discografica e vera e propria lezione di come suonare questo genere oggi. Sebbene il rischio di cadere nella facile trappola dei riff cervellotici, degli estenuanti flussi di sweep di chitarra e dei blast beat perenni fosse infatti elevato (d’altronde, dirà qualcuno, lo richiede il genere), gli Arsis sono riusciti a trovare un equilibrio tra la complessità dell’esecuzione e la freschezza delle composizioni, che risultano potenti, relativamente variegate e dinamiche per il genere, e a tratti poco prevedibili.
I vortici chitarristici sono costruiti con precisione chirurgica, in un improbabile ossimoro tra riff aggressivi e squisita raffinatezza armonica, così come versatile e creativa, ma non per questo meno ordinata, appare la sezione ritmica, sia negli episodi più violenti e istintivi (“Hell Sworn” e “Dead is Better“) che in quelli più razionali (“A Pulse keeping Time with the Dark” oppure “Unto the Knife“). E il perfetto frutto di questa miscela di caos e ordine, di brutalità ed eleganza, è proprio “Visitant“, disco magari non immediatamente assimilabile, ma foriero di soddisfazioni per tutti gli amanti del genere. Ascolto vivamente consigliato.