Non me ne vogliano gli appassionati, ma non sempre un grande nome elabora un grande disco…quando poi di grandi nomi in un disco ce ne sono ben quattro, il rischio è quello di una celebrazione di talenti che lascia il tempo che trova, specie se alla base del contesto le idee sono poco convincenti e, ahimè, ritrite all’infinito.
Parlo degli Artlantica che, se visti dal lato line-up, sembrano pronti a esplodere songs incandescenti e songwriting pregno di convinzione. Il grande John West, che nel corso della sua carriera ha intessuto melodie uniche nelle file di Royal Hunt e Artension, si associa all’asso delle sei corde Roger Staffelbach per dar vita a un progetto a cavallo tra il power e l’aor…in aiuto arrivano Mistheria e il mitico John Macaluso alla sezione ritmica per rendere professionale al 100% il risultato. Il primo problema degli Artlantica è che suonano di già strasentito nel corso degli anni; ok che l’aor non è il genere più rinnovabile, ok che il power ha già detto molto del proprio credo, ma le dieci songs macinate in “Across The Seven Seas” sembrano provenire da dischi già capitati in mano…
E benchè la produzione sia cristallina ed efficace e i suoni ben elaborati e portati in pompa magna da un mastering certosino, le songs stentano a decollare…le performance sono uniche e stellari, cariche di pathos e di interpretazione, dove il buon John West fa vedere che gli anni sono passati solo anagraficamente, e forse questo è il punto dove il platter in questione riesce a essere convincente…
Canzoni come “Devout” strizzano l’occhio al power/thrash riuscendo solamente a incuriosire pallidamente chi ascolta…gradevole la titletrack grazie a un coro indovinato, mentre “You’re Still Away” rimane il miglior esempio del connubio ricercato dal quartetto. “Ode To My Angel” e la successiva “Fight For The Light” chiudono la parte interessante di “Across The Seven Seas”, visto che le rimanenti tracce arrivano noiose e spoglie di idee…
Niente di che…un disco sufficiente, tanto per poter dire ‘hey, ci siamo ancora’… attualmente, però, la necessità è quella di dimostrare di poter emergere sopra la banalità dei gruppi medi e, purtroppo, detesto vedere personaggi come John West e John Macaluso finire nell’anonimato.