Chiamateli equilibristi del suono, trapezisti del metal o semplicemente paraculo se siete un po’ più smaliziati e cattivelli, ma gli As silence breaks con il loro ultimo album dimostrano di sapersi muovere benissimo su quella sottile linea rossa che separa il melodic death metal dal metalcore. Mentre a tante altre band questo mix non riesce per niente bene, gli australiani con The architecture of truth riescono a trovare la quadratura del cerchio arricchendo il solido background prettamente death/trash metal con quelle bordate tipicamente core che ne enfatizzano l’impatto. Il quintetto ha capito perfettamente che inserire troppi elementi stucchevoli, triti e ritriti come breakdown a profusione e ritornelli zuccherosi avrebbe snaturato il loro stile, meglio quindi enfatizzare e pompare a dovere quanto di buono avevano già dimostrato di saper fare, magari affidandosi al produttore azzeccato. E se i suoi As I lay dying mi piacciono quanto giocare a rugby con un fico d’india come palla, devo ammettere che il buon signor Lambesis ha svolto un lavoro eccellente sia come registrazione che come produzione. Prendete un po’ questa affermazione con le pinze, ma questi As silence breaks a tratti mi sembrano degli At the gates versione 2012, nel senso che riescono a cogliere lo spirito dissacrante e furioso dei pionieri del swedish melodic death aggiornandolo con quella quadratura e quella freddezza un po’ meccanica dei giorni nostri. Intendiamoci, The architecture of truth non è davvero niente di nuovo nella scena metal moderna, ma un album con una tale freschezza ed un impeto così genuino e sincero si apprezza e si ascolta molto volentieri, anche perché i suoni sono semplicemente deliziosi e il lavoro svolto sulle parti vocali è assolutamente perfetto. Sicuramente il buon Sam Rilatt ha di per sè un timbro molto valido e versatile, che ricorda un po’ quello leggermente stridulo del giovane Tompa dei bei tempi andati, ma sentire come spesso si vanno a sovrapporre le varie voci con un perfetta alchimia tra i vari urlati e le sporadiche clean vocals è qualcosa di sorprendente. Ovviamente un lavoro così elaborato difficilmente potrà essere reso adeguatamente in sede live, ma per una volta mi sento di lodare una produzione che, senza usare particolari trucchi (la batteria non dà mai l’impressione di essere artificiale, altra decisa nota di merito), enfatizza e valorizza il potenziale naturale di un gruppo. I brani scorrono via l’uno dopo l’altro piacevolmente, anche per merito di un minutaggio decisamente ben calibrato e l’alternanza di brani devastanti ad altri più groovy, ma anche senza risvegliare particolari stupori o emozioni. Purtroppo questa è la nota di demerito di quest’album, scorre via gradevolmente come se fosse una buona birra gelata d’estate, ma non lascia niente di particolare. Diciamo che l’ascolto è consigliatissimo per chi volesse sentire un produzione moderna e con i controfiocchi, o semplicemente per chi volesse un divertissement tra un disco più impegnativo e l’altro.
AS SILENCE BREAKS – The architecture of truth
AS SILENCE BREAKS - The architecture of truth
-
Tracklist
1. Litany of fear2. Decimate3. Freedom4. Biomechanical5. Insrument of vengeance6. Purpose7. Trascendence8. The warning9. Fire born chaos10. Purgatory11. Discord12. Redeemer
-
Lineup
Sam Rilatt. voceBen Irwin. chitarra, voceDan O'Brien. chitarraKiel Stanger. bassoReece Kirby. batteria
- GenereMelodic death metal/Metalcore
- Anno2012
- Casa discograficaNew Justice Records
- Websitehttp://www.facebook.com/assilencebreaks