BLACKHOLEDREAM – Volume 1

​La vivace grinta dei Breaking Benjamin di “The Diary Of Jane”, la malinconia di “Blurry” dei Puddle Of Mudd, l’entusiasmo giovanile dei Sum41: una mixture inusuale, ma dal risultato travolgente.

E’ il riassunto di “Volume 1“, il debut album della nuovissima alternative band alessandrina, che italiana non sembra affatto: dallo stile statunitense dei primi 2000, i BlackHoleDream propongono un rock catchy, atmosferico quanto basta, tendenzialmente teenager-oriented.

“Tako – Tsubo Syndrome” è già hit: nonostante non sia esattamente il brano di più facile ascolto, propone una musicalità catchy che sin dalle prime note coinvolge l’ascoltatore, legando un semi-scream ad una vocalità maggiormente melodica, contornando il tutto con una struttura hard rock accompagnata ad un sound groovy, compatto.

D’impatto, cattive, talvolta caratterizzate da qualche influenza punk, “The Gray Corporation (Welcome Aliens)“, “Delusion Of Denial” e “Smile On Her Face & The Darkness Inside“, che non eccessivamente si discostano dallo start sovracitato.

Un break orchestrale di pochi secondi è quanto lascia l’ascoltatore senza fiato in “Drifting Away“, una mid tempo, che insieme con “Same Old Story“, “Self Control” e “Ant, Grass and Homicide“, va a collocarsi nella compagine adolescenziale della produzione, caratterizzata da melodie accattivanti del tutto preminenti, in evidenza rispetto ad una struttura strumentale più scarna.

La vera e propria ballad della produzione è, però, la closer “Can’t Get Me Now“, perfetto finale, per un album assolutamente vario.

Prima prova superata a pieni voti dai BlackHoleDream, con un album per tutte le orecchie, ma soprattutto sicuramente apprezzato e apprezzabile dagli estimatori del genere. In attesa di qualcosa di ancor più grande..