Arrivano dalla Svizzera e fanno dell’heavy metal più classico il proprio scopo sociale: le Burning Witches tornano a distanza di solo un anno dal precedente disco omonimo, e lo fanno forti di un contratto con la poderosa Nuclear Blast.
Con “Hexenhammer” (nome tedesco del celebre “Malleus Maleficarum”, il trattato quattrocentesco più consultato nei secoli della caccia alle streghe) le cinque ragazze elvetiche propongono essenzialmente un compendio di metal ottantiano, che fin dalle note della opener “Executed” le accosta esplicitamente ai Judas Priest (del resto, nel genere pescano un po’ tutti da loro), tra doppia cassa, riff taglienti e una voce (quella di Seraina Telli) versatile, che all’occorrenza sa essere potente, tagliente, acuta o bassa, ma sempre perfettamente adatta al ruolo, tanto da meritarsi da qualcuno l’epiteto di Rob Halford al femminile.
Se “Lords of War” è meno serrata e più melodica, la terzinata “Maiden of Steel” sposta le coordinate in territori più epici alla Omen o Cirith Ungol, mentre “Don’t Cry My Tears” è una power ballad vecchio stile e “Possession” un brano veloce ma non privo di aperture. A chiusura, la cover di “Holy Diver” fa il suo dovere, mostrando ancora una volta in particolar modo le abilità vocali della già citata Seraina Telli.
Da una parte, la totale assenza di originalità di “Hexenhammer” potrebbe fare storcere il naso ad alcuni; d’altro canto, crediamo che negli intenti delle Burning Witches non sia proprio prevista una qualche innovazione, bensì solo una sana rievocazione dei tempi che furono. Sotto questo aspetto, chiunque voglia ascoltare oggi un buon disco old-school ma con produzione al passo coi tempi non può che restare soddisfatto di questo album.