Un ritorno atteso e avvolto nelle ombre del dubbio quello dei californiani Carnifex, per il loro sesto album, il secondo targato Nuclear Blast dopo “Die Without Hope“, episodio che aveva lasciato molti punti oscuri. Ma “Slow Death” sembra spazzare via ogni incertezza: il deathcore proposto dal gruppo gode di ottima saluta e di ritrovata ispirazione, in un lavoro completo e di grande impatto.
L’opener “Dark Heart Ceremony” colpisce subito il bersaglio, con un andamento che cattura e trascina a fondo, convincendo dalle prime note. L’impressione di una ritrovata creatività continua con “Slow Death“, ma esplode potente con le due bellissime “Drown Me In Blood” e “Pale Ghost“, quest’ultima impregnata di una malignità sconcertante.
“Black Candles Burning” si riavvicina alla tradizione di casa Cannibal Corpse, aggiungendo però sempre un tocco di melodia che striscia velenosa ed ossessiva, portando pienezza e completezza al pezzo. Altro episodio notevole è “Six Feet Closer To Hell“, che sconfina nel black metal (così come avviena in “Countess Of The Crescent Moon“), prima di tornare in carreggiata, con un death martellante e ben orchestrato.
Che sia merito di una produzione affidata a Mick Kenney (Anaal Nathrakh, Bleeding Through) e Jason Suecof (Death Angel, Job For A Cowboy) o del mixaggio di Mark Lewis (The Black Dahlia Murder, Devildriver, Deicide), il risultato non cambia: i Carnifex hanno sfornato un album che li riporta a pieno titolo nel cuore del genere.