I Coprophiliac sono un gruppo estremo. A molti di voi quest’affermazione risulterà alquanto banale, ma vi assicuro che a volte non tutto è così semplice e scontato come sembra. Per quanto mi riguarda suonare questo particolare genere musicale non è mai equivalso al solo spingere i tempi di batteria oltre la soglia dell’umano, ne tantomeno ruttare a ripetizione nel microfono. Suonare musica estrema di questi tipo vuol dire tramortire, disturbare e schockare l’ascoltatore, arrivando quasi a dargli fastidio. E il duo di Roma, nonostante sia solo al suo esordio discografico, si dimostra a suo modo un maestro di questa “disciplina”.
La band nasce nel 2008 dalle menti deviate di David “Deadskin” Cetorelli e Mario Di Giambattista (già chitarrista dei fenomenali Vulvectomy). Il qui presente full lenght è, come già detto in precedenza, il loro disco d’esordio, prodotto da una delle etichette di riferimento del brutal mondiale: la Sevared Records. Tutto in “Whining Bitch Treatment” è votato all’eccesso. Basta guardare la copertina, leggersi la tracklist (a proposito, titoli come “Menstrual Muck Pancake” e “Spewing Anal Slurpee” sono pura poesia…)e ascoltare l’intro “Cunt Facial Vomitous” per capire seduta stante con chi e cosa si ha a che fare. E cioè una buona mezz’ora di puro e letale massacro sonoro, durante la quale il buon gusto viene denigrato, stuprato e umiliato, rendendolo un patetico e insignificante giocattolo con cui divertirsi in maniera sadica. Il Brutal Death dalle forti connotazioni Grind proposto dal duo capitolino non conosce pietà nè decenza. La drum machine (programmata benissimo e con dei suoni molto naturali) è un tritacarne continuo e inesorabile, mentre le chitarre hanno il suono stridente di uno strumento di tortura che mutila e disossa. Menzione d’onore all’uso delle doppie vocals, che si alternano l’un l’altra usando sia la timbrica gutturale, sia quella in screaming, donando al cantato una varietà e una dinamicità che pochi gruppi riescono a padroneggiare così bene. Ulteriore “tocco di classe” è la scelta di inserire tra un pezzo e l’altro samples audio di film porno, nei quali ragazze disinvolte disquisiscono di parti anatomiche maschili e femminili, per poi tradurre il tutto in pratica e divertirsi un mondo.
Disco che in pochi capiranno e apprezzeranno sino in fondo, visto che è roba per stomaci forti e per gente che è avvezza a queste sonorità. Per capirci: se siete amanti di generi che raccontano di fatine, gnomi, cavalieri che brandiscono spade fiammeggianti e altre amenità simili, statene alla larga. Per chi invece ama “sporcarsi le mani”, questo cd è un’autentica manna dal cielo. Gruppi come i Coprophiliac meritano tutta l’attenzione e il supporto possibili. Perché sono autentici, veri, e trasudano passione per questo genere musicale da ogni singola nota. In più hanno il grande merito di essere riusciti a tradurre in musica il lato più estremo, sudicio e perverso dell’animo umano. Quindi che si fottano i moralisti e i perbenisti, ascoltatevi sta perla e godetene tutti. Daje!!!