A modo loro i Dan Reed Netwrok sono una band ‘storica’. Infatti bisogna risalire fino al lontano 1986 per trovare l’esordio discografico “Breathless”. Da allora i ragazzi di Portland, Oregon, di strada ne hanno fatta parecchia, tra album, scioglimenti e reunion. Nel 2012, per i 25 anni di storia si sono riuniti in formazione originale, suonando in giro per il mondo, in innumerevoli festival. Con la formazione originale, e con un nuovo deal targato Frontiers Records, ecco giungere in questo 2016, il nuovo parto discografico.
Mettiamo subito in chiaro le cose!! Qui dentro di metal, e anche di hard rock, non c’è traccia. L’album si snoda attraverso un pop rock d’autore, anacronistico se volete, pomp ed elegante. Ampio anche l’utilizzo di sinth, tastiere, campionature e percussioni, che aumentano lo spettro musicale del quintetto. “Divided” apre le danze, con toni soft. “Brave” è ritmata e graziata da un bel coro, “Infected” è funky allo stato puro, con un basso slappato in evidenza!!! “Champion” si rivela essere una ballata ben eseguita, di gusto ma nulla più. Convincono maggiormente i nostri in “Give It Love”, ben costruita con un discreto chorus e con un ottimo lavoro di basso a ‘riempire’ la canzone!! Bella anche la ballad ultra melodica “B There With You”, dove il cantato, anche in altre parti del disco a dir il vero, mi riporta alla mente Phill Collins. La solare e funkeggiante “Save The World”, fa bella mostra di sé, mentre “Eye Of The Storm” non decolla, rimanendo un buon esercizio di stile. La band sembra vivere con entrambi i piedi ben piantati negli 80’s, cosi una canzone come “Reunite”, risulta essere un bel tuffo nel passato, con una sorta di ballad, che in quegli anni avrebbe sicuramente avuto un’altra risonanza. “Heaven” è un’altra canzone lenta ed atmosferica, baciata da un ottimo lavoro in fase di arrangiamento. “Stand Tall” chiude il lotto di brani, con un pezzo carico di groove funky, con il basso in bella evidenza.
Il quintetto americano, sa sicuramente come maneggiare la materia in questione, mostrando capacità e mestiere! Nulla da eccepire sulle capacità tecniche dei nostri; i ragazzi di Portland danno sfoggio delle loro capacità con gli strumenti, lungo tutto l’arco delle tredici track del disco. Rimanendo in perenne bilico, tra rock, funk, pop, i nostri confezionano un prodotto, sicuramente adatto ad un pubblico maturo, e svezzato a tali sonorità. Personalmente non mi hanno convinto molto. Il disco fatica a decollare, e il solo mestiere non basta a sorreggere un disco non brutto, ma che con l’enorme mole di uscite discografiche che oggigiorno invadono il mercato discografico, temo fatichi a tenere il passo. Riservato soprattutto a nostalgici di queste sonorità.