La prima reazione a questo disco è stata una fragorosa risata: per un attimo, la parte mia più subdola ha avuto la meglio e ha invaso la mia personalità, prendendosi gioco di questa nuova creatura qui al debut, abituata com’era alle evoluzioni di tutt’altro genere da parte dei componenti di questa band…
Il perché? Non lo sapete, ma dietro ai Devil’s Train si nascondono alcuni personaggi conosciutissimi nell’ambito power: R.D. Liapakis alla voce (Mystic Prophecy) e la ‘gloriosa’ sezione ritmica degli Stratovarius degli anni d’oro, ovvero Jorg Micheal e Jari Kainulainen: la vera novità è il chitarrista Lakis Ragazas, quasi completamente sconosciuto, che si vocifera abbia ‘incontrato’ mr. Liapakis su myspace e in questo modo sia nata l’idea di questo progetto…
Antefatti storici a parte, ciò che colpisce è che in questo primo album della band non esista un solo briciolo di power/speed/symphonic metal. Niente di niente. Un hardrockaccio equilibrato e sporco popola queste dodici tracce, pienamente rispettante dei canoni del genere e delle soluzione prettamente chitarristico/vocali che impattano vigorosamente. Il dilemma sta un pochino nella qualità di questa proposta; gioiosa e carica di tiro ma al tempo stesso ancora acerba e immatura…
Se si prende in esame la caratura tecnica del quartetto non si trova un sbavatura nemmeno con il microscopio. Le performance sono precise e compatte (a volte troppo, le reminescenze power non si dimenticano facilmente) dove Lakis Ragazas ovviamente fa la parte del leone, dividendosi tra ritmiche rocciose e assoli carichi di pathos retrò…la produzione è lasciata volutamente grezza per dare un retrogusto live ai quaranta minuti di musica mentre i suoni ‘cozzano’ per l’ancora ovvia eredità lasciata dalle precedenti esperienze (specie la batteria).
Da godere in fondo ce n’è abbastanza: songs come “Fire And Water”, “Roll The Dice”, “Sweet Devil Kiss” e “Coming Home” sono delle autentiche botte nello stomaco per feeling e tiro…altrettanto fantasiosa rimane “Forever”, così come necessitano una citazione la ‘traditrice’ “The Answers” e la conclusiva “American Woman”, dove blues e rock si incrociano furiosamente.
Benchè formati da musicisti scafati, i Devil’s Train sono ancora dei ‘novellini’ in campo hard: un debut di benvenuto che fa piacere ascoltare ma che non riesce a imprimere completamente l’espressività della band. Mollare il freno a mano, lasciare spazio all’istinto e ricercare con minor foga il particolare potrebbero essere dei buoni punti di partenza.