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DREAM THEATER – Systematic Chaos

C’è poco da fare. Ogni volta che viene rilasciato sul mercato un album dei Dream Theater, il mondo del pubblico metal si spezza a metà. Su riviste cartacee e su web si moltiplicano le recensioni di chi li acclama e osanna come creatori di una nuova gemma musicale, oppure chi li contesta pesantemente poiché (a detta di costoro) il gruppo non è più capace di produrre qualcosa di originale e creativo. Sta di fatto che il il nome Dream Theater è sempre sulla bocca di tutti gli addetti ai lavori, mentre loro sono oramai una band affermatissima nel panorama metal mondiale. L’ultimo lavoro della band, Octavarium aveva sicuramente già fatto molto discutere, in quanto il disco era intriso di parecchie influenze di gruppi tanto cari al combo Newyorkese (Pink Floyd, Yes, U2, Metallica, Muse) e con quest’ultimo Systematic Chaos, sicuramente queste influenze tornano a fare capolino in quasi ogni brano del disco. Questo però non vuol dire che i Dream Theater sono una band priva di idee proprie che si riduce solo a plagiare l’altrui sound, ma credo invece che il loro sia più un lavoro di rielaborazione di quelle che sono le “lezioni” impartite dalle grandi band che hanno fatto (e continuano a fare) la storia della musica. Sicuramente un genere ben definito e personale l’hanno sviluppato anche loro con i vecchi album, ma è con gli ultimi due lavori in studio che questo processo di rielaborazione si è maggiormente acuito, in virtù del fatto che ormai la band ha raggiunto un successo planetario e quindi si può permettere di autoprodursi e suonare quello che vuole senza dar troppo conto alle varie major. Il nuovo contratto con la Roadrunner, etichetta dedita solo ed esclusivamente alla distribuzione di musica metal, ha di fatto amplificato ancor di più questo processo, anche perchè ovviamente, come ci si poteva aspettare, i Dream Theater sono diventati una delle band di punta della loro scuderia.
Systematic Chaos esce nei negozi i primi di giugno, a distanza di quasi due anni da Octavarium (che uscì nel mese di Maggio del 2005) e si presenta in due versioni differenti: una liscia che comprende il solo audio cd e una special edition con confezione cartonata in rilievo e cover differente, contenente anche un DVD con il disco in versione 5.1 Surround e un documentario da 90 minuti diretto da Mike Portnoy sulla genesi del disco.
Un’ulteriore novità di questo album è il nuovo ingegnere del suono, un certo Paul Northfield, già sound engineer di band come Rush, Queensryche, Suicidal Tendencies, Ozzy Osbourne, Alice Cooper.

Devo dire che la copertina del disco è una delle più strane ed interessanti che la band abbia mai partorito. E’ stata concepita da Hugh Syme, lo stesso disegnatore delle cover dei Rush, ed è formata da una serie di intricate sopraelevate che si intersecano tra loro in strade che non hanno nè un inizio nè una fine.
Dappertutto ci sono formiche giganti che non fanno altro che amplificare il caos che già si intuisce nel disegno, mentre un cartello ed un semaforo in primo piano sembrano essere gli unici oggetti all’interno di questo quadro in grado di riportare un pò di ordine. Nella sovracopertina della special edition invece, le strade tortuose lasciano spazio ad un tramonto più rassicurante in cui è inserito un semaforo sospeso con le formiche a fare da contorno. Anche all’interno del booklet, oltre ad alcune foto che ritraggono la band durante le registrazioni agli Avatar Studios di New York, ci sono alcune immagini molto evocative che scandicono i testi di ogni brano, dove la presenza delle formicone giganti aleggia sempre e comunque. A proposito dei testi, è curioso notare come le tematiche trattate in Systematic Chaos si discostino un po’ da quello che i Dream Theater hanno fatto sino a questo momento. Alcuni estratti, testimoniano come la band si sia lanciata in metafore e analogie epiche e che si riallacciano a tematiche prettamente fantasy. Cosa mai successa fino a questo momento e che testimonia il desiderio della band di esplorare territori diversi da quelli affrontati in passato.
I brani di Systematic Chaos sono otto (anche se uno di questi è splittato in due parti) per un totale di quasi 77 minuti di musica.

Recensire un album dei Dream Theater non è impresa mai banale, per via della complessità della proposta, quindi per questo motivo ritengo opportuno analizzare singolarmente ogni singola traccia per sviscerarne approfonditamente ogni dettaglio.

In The Presence Of Enemies – Part I: la prima parte della suite da 25 minuti è anche il brano di apertura dell’album. Nessuna intro d’atmosfera, nessun preludio…il riff di Petrucci è diretto, avvolgente e molto trascinante. Anche il resto della band parte subito in cavalleria: il drumming di Portnoy è molto tecnico ed efficace, John Myung macina linee di basso a profusione, ed anche la tastiera di Rudess non è da meno. Dopo una travolgente prima parte strumentale, l’atmosfera si placa ed inizia il vero e proprio riff in cui entra la voce di James La Brie. Da qui in poi il brano è un crescendo di passaggi intricati e molto tecnici in pieno stile Dream Theater con un assolo all’unisono di Petrucci e Rudess verso il finale. In The Presence Part 1 è sicuramente uno dei brani più prog e riusciti di tutto il cd.

Forsaken: una melodia di piano in pieno stile Goblin, introduce uno dei brani più catchy di tutto l’intero album. Easy-listening però non vuol dire per forza sinonimo di qualità scadente. Anzi, il pezzo è confezionato e arrangiato molto bene e scorre via in maniera fluida sin dal primo ascolto. Alcuni suoni di tastiera di Rudess mi hanno fatto tornare in mente alcuni passaggi di Kevin Moore ascoltati nel corso del capolavoro Awake. Questa è senza ombra di dubbio il brano più “canzone” di tutto l’intero cd.

Constant Motion: “quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare”. Così sembra essere il motto di questo brano sin dalle prime note. Rimandi ai primi album dei Metallica riecheggiano in Constant Motion, soprattutto nella parte che introduce il cantato di James (non Hetfield, ma La Brie) che sembra sentirsi a suo agio quando deve tirare fuori gli artigli e sfoggiare un cantato più heavy del solito. Il singer Canadese è coadiuvato dalle sempre efficaci backing vocals di Portnoy, mentre l’uso di voci filtrate non fanno che appensatire ancor di più un brano che di per sé è già una vera e propria sassata. Il ritornello però possiede una melodia molto gradevole e crea un contrasto veramente efficace rispetto alla strofa molto pesante. In sostanza un pezzo diverso dai canoni a cui ci ha abituato la band, ma nel complesso riuscito.

The Dark Eternal Night: se pensavate che con Constant Motion I Dream Theater si fossero appesantiti parecchio, non avete ancora sentito The Dark Eternal Night. Credo proprio che questo brano sia quanto di più pesante la band abbia mai prodotto e sicuramente in quanto ad aggressività, penso faccia impallidire brani del calibro di The Mirror, Lies o As I Am. L’uso di voci filtrate è ancora più amplificato rispetto a Constant Motion e i duetti La Brie/Portnoy si alternano in maniera continua lungo il corso di tutto il brano. Stupenda la parte strumentale che si dipana verso la fine, con Petrucci e Myung sugli scudi. Tra l’altro proprio Myung per la prima volta dopo 12 anni, usa bassi diversi dai suoi Yamaha signature (in questo caso i validissimi Bongo della Music Man a 5 e 6 corde).

Repentance: uno dei momenti di pathos più alti di tutto il cd poiché tratta un tema molto caro alla band, ma soprattutto a Mike Portnoy (suo il testo ovviamente), avendo vissuto in prima persona il problema menzionato nelle lyrics della traccia. Il brano in questione è l’ennesimo bellissimo capitolo della saga sugli alcolisti anonimi iniziata con The Glass Prison in Six Degrees Of Inner Turbulence e proseguita con l’incisione di un brano su ogni album successivo a quest’ultimo. Nel caso di Repentance siamo arrivati al quarto capitolo dedicato alla saga. Il pezzo inizia con un rimando a This Dying Soul, ma si differenzia nettamente rispetto al brano di Octavarium poiché l’atmosfera risulta meno rabbiosa, trasformando il tutto quasi in una ballad. I momenti migliori sono il denso inizio molto ricco di pathos, l’assolo di Petrucci, che dimostra di riuscire a tirar fuori le cose migliori quando mette il piede sul freno e il finale in cui alcuni cori di netto stampo PinkFloydiano ci portano alla conclusione del pezzo. Particolare curioso che si può anche leggere nel booklet è la presenza di tante guest star che supportano i Dream Theater come backing vocals in Repentance. Nomi altisonanti come Steve Vai, Joe Satriani, Daniel Gindelow, Steve Morse, Steve Hogarth, ecc… sono graditi ospiti che hanno prestato la loro voce come accompagnamento in una delle traccie più riuscite di Systematic Chaos.

Prophets Of War: additato da molti come il brano meno riuscito dell’album, Prophets Of War non è nient’altro che un ulteriore omaggio ai Muse di Matthew Bellamy, proprio come era stato Never Enough per Octavarium. Personalmente trovo che questa traccia, pur non essendo uno dei capolavori del cd, si lasci ascoltare volentieri, forte di una melodia accattivante e di un’atmosfera che in alcuni punti ricorda alcuni brani disco anni ‘70/’80. Le linee vocali di La Brie sono peraltro molto azzeccate, dimostrando ancora una volta la versatilità del vocalist dei Dream Theater. Altro aneddoto curioso di Prophets Of War è la presenza di 50 fans della band estratti a sorte, ed invitati negli Avatar Studios durante le sessioni per registrare alcune parti di backing vocals. Questo omaggio è particolarmente significativo e dimostra ancora una volta quanto questo gruppo tenga al proprio pubblico.

The Ministry Of Lost Soul: altro brano carico di sofferenza in cui il testo parla di perdita di identità, valori e persone amate. Probabilmente Petrucci, autore del pezzo, deve aver passato un periodo non proprio positivo per aver scritto parole così cariche di dolore. Dal punto di vista musicale The Ministry Of Lost Soul è forse la traccia più eterogenea di tutto l’album poiché mischia generi e atmosfere diverse, in cui però il sound della band è sempre perfettamente riconoscibile. L’inizio farebbe pensare ad una ballad eterea e malinconica, ma in realtà all’incirca a metà brano, il ritmo cambia registro diventando sempre più sostenuto. A questo punto l’anima prog esce allo scoperto e si insinua con assoli e passaggi molto tecnici quasi fino al termine della traccia, momento nel quale ritorna il refrain iniziale in un crescendo di rullate di batteria sino al finale struggente.

In The Presence Of Enemies – Part II: seconda parte della suite e brano conclusivo dell’album. L’inizio rimanda nuovamente alle atmosfere rarefatte tipiche dei Pink Floyd fino al bridge e ritornello che risultano essere molto trascinanti ed evocativi. Singolare e originale la seconda parte del brano che al minuto 6:00 si apre con dei cori quasi da stadio (registrato sempre dai 50 fans di cui sopra) e che prosegue con un cantato sincopato e molto aggressivo che riporta il tema su binari più normali, fino alla parte strumentale di stampo nettamente prog. Il finale epico e maestoso, tipico delle loro produzioni, torna a fare capolino e ci accompagna sino alla fine della traccia e dell’album.

In definitiva questo Systematic Chaos è un ottimo lavoro, che prosegue (anche se in maniera piuttosto diversa) il discorso evolutivo iniziato con Octavarium. Discorso che tende ad avvicinare il sound dei Dream Theater a quello di altre band, a cui il quintetto Newyorkese è debitore. Questo è l’unico filo conduttore che collega quest’ultima fatica alla precedente, anche perché fondamentalmente il tipo di approccio e di sound rende i due album nettamente differenti. Octavarium più melodioso, immediato e fresco, mentre Systematic Chaos più oscuro e tecnico. Personalmente, pur apprezzando tutti e due i lavori, il mio giudizio pende leggermente a favore di Octavarium, ma questa è un’opinione molto personale e soggettiva e non inficia nella maniera più assoluta le potenzialità che in realtà questo album possiede.

  • 8/10

  • DREAM THEATER - Systematic Chaos

  • Tracklist

    01. In The Presence Of Enemies Pt. 1
    02. Forsaken
    03. Constant Motion
    04. The Dark Eternal Night
    05. Repentance
    06. Prophets Of War
    07. The Ministry Of Lost Souls
    08. In The Presence Of Enemies Pt. 2


  • Lineup

    James LaBrie - voce
    John Petrucci - chitarra, backing vocals
    Jordan Rudess - tastiere
    John Myung - basso
    Mike Portnoy - batteria, percussioni, backing vocals