Sono passati dieci anni da quando il cantante John Payne (ex Asia) e il tastierista Erik Norlander diedero vita agli Asia featuring John Payne, creatura sorta in risposta alla reunion degli originali Asia, che rivedeva uniti Geoff Downes e John Wetton.
Ora, a distanza di tempo, cambia il monicker ma l’intento è sempre il medesimo: suonare un AOR condito di venature progressive qua e là.
Il risultato finale è sicuramente di ottima fattura: tra melodie raffinate e calde, brani dinamici e variegati (dalla bella ballad “Amor Vincit Omnia” all’epicità di “A Sorrow’s Crown”, passando per il rock più alla Toto di “Seasons of Change”), a “Dukes Of The Orient” non manca proprio nulla per farsi apprezzare dai fans degli Asia come da chiunque ami il genere in questione.
Come se non bastasse, ad affiancare i due protagonisti dell’album sono numerosi ospiti di indubbia levatura, principalmente provenienti dall’universo-Asia: Jeff Kollman, Guthrie Govan, Moni Scaria e Bruce Bouillet si alternano alle chitarre, mentre alla batteria c’è Jay Schellen, che recentemente ha militato per i leggendari Yes.
Insomma, il debutto omonimo dei Dukes of the Orient, forte delle sue numerose qualità e della pressoché totale assenza di sbavature, ha tutte le carte in regola per entrare nel cuore dei fan – e non solo loro – fin da subito. Ottimo risultato per due maestri del genere.