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DUNWICH – Heilagmanoth

Quello che mi accingo a recensire è un album che ha avuto una gestazione lunga e sofferta ma l’attesa ripaga gli sforzi di questa band romana che, fondata nel 1985 da Claudio Nigris, ha avuto vari cambi di line-up con già alle spalle tre album, l’ultimo nel 1999.
Passano gli anni e si arriva al 2002 e l’incontro del mastermind della band con il bassista Roberto Fasciani fa risorgere un nuovo viaggio per i Dunwich. Con l’arrivo due anni dopo della cantante Francesca ‘Elayne’ Naccarelli l’alchimia è praticamente completa e porta alla produzione di un demo, nel 2005. Fu proprio questo demo a colpirmi in positivo per voce e proposta musicale, per cui recensire Heilagmanoth è per me il completamento di un’attesa al pari di quella della band.
La scelta più difficile (e dispendiosa) per il Nigris e la band è stata quella di optare per un’autoproduzione (N.d.R. chi ha una band sa bene quanto qui in Italia sia difficile avere un’etichetta discografica) ma questo non toglie che la cura con cui è stato confezionato il CD è a livelli professionali e sopratutto libero da qualsiasi influenza esterna alla band. A partire dalla scelta del digipack corredato di booklet molto curati dal lato illustrazioni che rendono bene le atmosfere del disco, unico appunto personale è la scelta del font per i testi ma questo sono dettagli. Dal lato musicale, a parte il contributo di Luca Ioveno alla batteria, da notare la presenza di molti musicisti ospiti per le parti corali e di strumentazione classica come archi, flauti, ottoni e percussioni, cosa che ha allungato le registrazioni delle varie parti, senza contare di intere sessioni reincise al fine di raggiungere un’alchimia di eccelenza che porta a comprendere i due anni richiesti per la produzione, che per altro si attesta a ottimi livelli.

E’ un album che è difficilmente classificabile in un genere specifico, folk medioevale a tratti, oscuro in alcune parti e con passaggi che oso definire progressive, che va ascoltato in una soluzione unica e più volte per poterlo apprezzare appieno, in maniera quasi mistica sorta ad evocare tempi passati e con l’aiuto delle melodie e della voce di Francesca a tratti dolce e suadente a momenti più intensi da soprano e in altri quasi ad evocare incantesimi, una sorta di canto gitano. Altra scelta che apprezzo molto è la scelta di non limitarsi all’uso di una solo lingua, per cui troverete pezzi in italiano, inglese e parti in latino.

Dopo il cupo intro Aranmanoth l’album si apre con La Casa dell’Alchimista un pezzo decisamente eclettico che inizia con dei cori in classico stile operistico con momenti ingentiliti da flauto e arpa ad altri accompagnati da batteria e un riff decisamente metal, notevole il lavoro della voce. Segue Tales From the Ninth Wave un pezzo che in alcune parti ricorda i Within Temptation a metà tra una ballad e parti decisamente epiche nei cori maschili.

Con Guardians of the Treshold si abbandonano le sonorità più metal dei primi due brani a favore di un pezzo quasi completamente acustico farcito di percussioni dove la parte cantata è una sorta di strumento che accompagna le parti più gipsy del pezzo. Il pezzo successivo è di contro più orchestrale, ispirato a un breve racconto di H. P. Lovecraft, molto d’atmosfera con un punto di forza nei cori. Altro cambio di registro con Il Falso Principio con una melodia che sembra riemergere da un lontano passato, tra cori e strumenti molto rinascimentale come effetto. Si potrebbe pensare che questi pezzi siano forzati ma il Nigris non perde il controllo di questa alchimia fatta da voce e strumenti, in particolare in quest’ultimo si percepisce una sorta di malinconia.

Beowulf è probabilmente il pezzo più immediato dell’album con assoli di chitarra tendenzialmente power, ma vera forza sta nelle melodie canore con parti strumentali pompose al punto giusto che rendono bene per quella che è la trasposizione in musica di una delle più famose leggende del X secolo. The Flying Fear è un pezzo molto tranquillo come melodia liberamente ispirato alla leggenda dell’Olandese Volante. Leaves on the Altars to the Moon
canzone che in origine non mi aveva colpito la ma scelta della parte finale con una sorta di melodia arabeggiante migliora, interessante invece il testo.
Altra canzone principalmente acustica Terra di Ambra Neve e Fuoco Nero che riprende quelle sonorità arabeggianti della canzone precedente anche nei cori.
Il finale è lasciato a La Lama il Ghiaccio e il Fuoco una canzone al primo ascolto decisamente pomposa che riassume quello che è questo album e il sound della band, tra la voce di Francesca che, tra acuti e passaggi in cui gioca e accompagna gli strumenti inframmezzati dagli assoli rock progressive della chitarra che rendono senza dubbio questa canzone la favorita dell’album. La titletrack è alla fine il giusto outro del CD.

Questo è in conclusione uno degli album più interessanti che ho sentito per quest’anno. Offrendo una varietà musicale forse lontana dal metal più puro ma azzardando un confronto, vicino agli Haggard e per certi versi forse un po’ colonna sonora ma col potenziale di creare un’atmosfera particolare durante l’ascolto, quasi mistica. Vi piacciono le atmosfere medioevali e gotiche potreste aver trovato una band da ascoltare.
Ultima nota il prezzo: 12 euro comprese tutte le spese di spedizione che potete ordinare direttamente dal sito o dal myspace della band.
http://www.myspace.com/dunwichband

  • 9/10

  • DUNWICH - Heilagmanoth

  • Tracklist

    01. Aranmanoth
    02. La Casa dell'Alchimista
    03. Tales from the Ninth Wave
    04. Guardians of the Treshold
    05. Escape from Innsmouth
    06. Il Falso Principio
    07. Beowulf
    08. The Flying Fear
    09. Leaves on the Altars to the Moon
    10. Terra di Ambra Neve e Fuoco Nero
    11. La Lama il Ghiaccio e il Fuoco
    12. Heilagmanoth


  • Lineup

    Roberto Fasciani - Basso
    Francesca "Elayne" Naccarelli - Voce
    Claudio Nigris - Tastiere
    Luca Iovieno - Batteria