Un antico detto ungherese, di origine latina, recita ‘Ciabattino, non andare oltre al gambale’. Mi ha sempre affascinato questa metafora, che suggerisce di evitare di trattare argomenti di cui non si possiedono conoscenze adeguate o dei quali non si sa proprio nulla.
Mi è tornato a mente, guarda caso, nell’affrontare la nuova fatica degli Ektomorf, probabilmente la formazione magiara più conosciuta al mondo; dopo aver stroncato il precedente “Redemption”, un disco di cui tutt’ora mi chiedo il significato, eccomi arrivare questo nuovo “The Acoustic” mettendo, appunto, il naso dove non avrebbero dovuto.
Ma è davvero sorprendente questa band in una veste così inusuale ma che calza a pennello con le loro composizioni…un disco freddo ed essenziale, suonato con forza e maestria degne di una band della loro esperienza, con suoni grigi e scalfiti che rimangono impressi a lungo. La produzione è pulita ma oscura, tetra, quasi tendesse a spostare il genere verso lidi più cupi.
E’ curioso ascoltare capisaldi come “I Know Them” o “Who Can I Trust” in versione unplugged, perchè al di là della mancanza ‘rumorosa’ ci si accorge che questi piece risplendono in egual maniera…godetevi le due covers “Simple Man” (Lynyrd Skynyrd) e “Folson Prison Blues” (Johnny Cash), davvero fradice di feeling, e anche le cinque new entry, dove “Trust” e “Be Free” riescono a far muovere il piede senza freni.
L’hardcore degli Ektomorf imbastardito con soluzioni country/blues era qualcosa che mai mi sarei aspettato. Un album simpatico, ricco e dinamico che sicuramente piacerà anche ai detrattori più ostinati del quartetto.