[ENG] I was genuinely curious to listen to the new album “Destination“ by veteran band Crematory, released just a few days ago (on May 2, 2025) via ROAR. I first became fascinated with this band back in 1997, when they released “Act Seven“, with its mix of gothic and death metal enriched by deep growls alternating with clean vocals. I also really enjoyed the follow-up, “Believe“, but over time they gradually fell off my radar, not helped by a few unremarkable singles I heard over the years.
Now, after all this time, their latest work sparked a bit of nostalgic excitement in me, in honor of the old days: in the haunting echoes of “My Own Private God“, “Banished Forever“, and the solid chorus of “Days Without Sun“. But beyond that… not much else. There are a couple of tracks in their native language, “Welt aus Glas“ and “Das letzte Ticket“, that try to raise the overall level of the album, but the final verdict on “Destination“ is weighed down by an unacceptable clean vocal performance. The clean singing is clearly a step backward compared to the past, partly due to the current lineup changes, with Felix Stass now handling vocals alone.
I really struggled to appreciate the clean vocals and melodic choices in tracks like “The Future is a Lonely Place“, “After Isolation“, and “Toxic Touch“. The slower tracks with growled vocals, like “Deep in the Silence“, didn’t quite hit the mark either. The ambitious Type O Negative cover ends up only half-successful, while the attempt is bold and the instrumental execution solid, the rendition lacks the charm and depth of the original. That said, the choice of guest singer Michelle Darkness (End of Green) was a great call, paradoxically making that cover one of the album’s better moments, along with the closing track.
I understand the band’s desire to stay within their comfort zone, but even a small step forward in musical evolution wouldn’t have hurt. That cover is proof there’s still creative potential, though unfortunately, it’s not enough to lift the quality of an otherwise flat offering that feels out of step with the times.
So I’ll leave you with a question: is it better to keep making the same music with mediocre results or to take risks and try something new, even if it means alienating some longtime fans?
[ITA] Ero davvero curioso di ascoltare il nuovo album “Destination” dei veterani Crematory, rilasciato pochissimi giorni fa (il 2 maggio 2025) dalla ROAR. Rimasi affascinato da questa band nel lontano 1997, quando pubblicarono “Act Seven”, con quel loro mix di gothic e death metal farcito di growl profondi alternati al cantato pulito. Apprezzai molto anche il successivo “Believe”, ma poi li persi dai radar, complici alcuni singoli non memorabili ascoltati negli anni.
Oggi, a distanza di tempo, questo ultimo lavoro mi ha suscitato qualche sussulto nostalgico in onore dei vecchi tempi: fra i meandri di “My Own Private God”, di “Banished Forever” ed il bel ritornello di “Days Without Sun”. Poi niente più, o quasi. Perchè ci sarebbero anche i brani in lingua madre “Welt aus Glas” e “Das letzte Ticket” a provare ad alzare il livello medio di tutto il lotto, se non fosse che il giudizio finale di “Destination” sia influenzato negativamente da una prestazione vocale (parlo delle clean vocals) inaccettabile. L’uso delle pulite è decisamente un passo indietro rispetto al passato, complice ovviamente il cambio di lineup con Felix Stass come unico protagonista al reparto voci.
Con “The Future is a Lonely Place”, “After Isolation” e “Toxic Touch” ho fatto davvero fatica ad apprezzare le clean vocals e le scelte melodiche annesse. Altri momenti deboli che non convincono del tutto sono i brani “lenti”, se pur con cantato in growl, come nel caso di “Deep in the Silence”. L’altisonante cover dei Type o Negative è un pezzo riuscito solo a metà, perché, sebbene la proposta sia coraggiosa e ben riproposta a livello strumentale, il brano è privo dell’appeal dell’originale. Scelta azzeccata il guest singer Michelle Darkness (End of Green), che aiuta a rendere questo momento (paradossalmente, aggiungerei) uno dei migliori del disco assieme al brano di chiusura. Comprendo il desiderio della band di rimanere ancorata alla propria comfort zone, ma tentare una se pur piccola evoluzione musicale non avrebbe affatto guastato. La cover succitata ne è una riprova, anche se non sufficiente da sola ad alzare la
qualità di una proposta fin troppo scialba e poco in linea coi tempi che corrono.
Vi lascio con un quesito: meglio continuare a riproporre la stessa musica con risultati non eccellenti oppure sperimentare qualcosa di nuovo col rischio di non piacere ai propri vecchi fan?