Una bella dose di originalità e potenza è la carta vincente dei bergamaschi Filth in My Garage, ai quali l’etichetta di gruppo post hardcore va senz’altro stretta, viste le incursioni noise e rock and roll che caratterizzano questo “Songs from the Lowest Floor“.
L’apertura da spaghetti western di “Stampede” è particolarmente gustosa, soprattutto per il contrasto con l’impatto sonoro di “Black And Blue“, ottimo pezzo con sezione ritmica da cardiopalma. Si spazia qui dalla cattiveria corposa di “Devil’s Shape” e della graffiante “The Awful Path“, alle atmosfere cupe di “Greenwitch” e “Owl Feather“. Gran bel lavoro del cantante Stefano nella titletrack “The Lowest Floor” ed elegante dimostrazione di buon gusto e tecnica nella brillante “Red Door“.
Davvero un esordio con i fiocchi per i Filth In My Garage: con questo lavoro confezionano un coraggioso confronto con le proprie influenze ed un costruttivo percorso basato su personalità ed audacia, che li porterà senza dubbio ancora più lontano.