I Freedom Call nascono le 1998 dall’incontro di Dan Zimmerman (Gamma Ray) e Chris Bay, rispettivamente Batteria e Voce della formazione teutonica. In quasi dieci anni di carriera hanno sfornato 4 Album (Crystal Empire, Stairway to Fairyland, Eternity, Circe of Life), 1 mini-CD (Taragon) ed 1 live (Live Invasion).
Mi trovo ora a recensire l’ultima fatica dei Tedeschi, che oltre ai due membri sopraccitati schiera tra le sue fila Lars (Chitarra), Nils (Tastiere) e Armin (Basso), considerati ormai i capostipite dei quello che viene definito “Happy Metal”.
Dopo il mezzo passo falso di Circe of Life, un po’ tutti sperano in un ritorno alla grande della band. Per sapere se è stato cosi non vi resta che leggere il resto della recensione.
L’opener ,Demon Dance, è un’intro strumentale che scorre via semplice e non troppo pomposa come me l’aspettavo, ma d’altronde il suo compito è quello di aprire la strada a Innocent World, trascinante canzone dal ritornello stramaledettamente happy come i Freedom Call hanno insegnato. United Alliance nonostante il ritmo cadenzato non lascia il segno come la precedente, perde un po’ di quell’entusiasmo happy che avevamo appena trovato e se non fosse per i coretti che l’accompagnano, passerebbe del tutto inosservata.
Mr.Evil la trovo decisamente la traccia meno inspirata dell’intero album, uguale dall’inizio alla fine, stesso coretto uoh-oh ripetuto fino alla nausea. Decisamente da bocciare.
Queen Of My World sembra una traccia uscita direttamente da Crystal Empire, parte di chitarra iniziale e refrain da cantare a squarciagola meravigliosi. Dan alle pelli è un rullo compressore ed è sempre una sicurezza.
Light Up the Sky è una classica canzone del combo tedesco, che coniuga spensieratezza nel ritornello, contornato dalle ormai onnipresenti backing vocals, a delle strofe piu ricercate.
Poteva mancare una ballata? Certo che no. Words of Endeavor di sicuro non entrerà nel gotha delle migliori canzoni strappalacrime, ma fa il suo dovere egregiamente.
Blackened Sun è probabilmente la track più “oscura”, per quanto possa essere accostato l’aggettivo ai Freedom Call, dell’intero album. Il titolo della canzone evidentemente non è stato scelto a caso.
Dopo essere rimasti sorpresi da questa venatura, ci ridestiamo immediatamente con le successive tre tracce: Dimensions, My Dying Paradise e Magic Moments.
La prima è un trionfo di tastiere mentre la seconda si gioca la candidatura a Top Song dell’album assieme all’opener. A voi decidere quale sia la migliore.
La terza e penultima canzone dell’album è fatta con lo stampino direttamente da altri album. Doppia cassa a go go, backing vocals dosate in maniera perfetta e ritornello orecchiabilissimo. Nulla di nuovo, certo, ma efficacissima.
L’album si chiude con Far Away, un mid-tempo, che vede per la prima volta l’innesto di una cornamusa da parte dei nostri. Traccia che sembra rubata dai gruppi Folk per il suo tono scanzonato e moderatamente birraiolo.
In conclusione è un album sicuramente meglio del suo predecessore Circe of Life, ma che è comunque lontano da Eternity e Stairway to Fairyland. Chiariamoci, con questo non voglio dire che sia un pessimo album, anzi, sentivamo il bisogno di un semi ritorno alle origini dopo il mezzo passo falso.
Line-up: