La ‘strano’ è da sempre motivo di fascino e interesse non solo in ambito musicale; non si parla di sperimentazione o di verve anticonformista ma di vera e propria stranezza nell’apparire e nel plasmare la propria forma d’arte, puntando maggiormente sull’idea che le audience forgiano rispetto al vero spessore tangibile.
Non fanno eccezione i Ghost Bath, act americano sulla cui biografia e sul cui status permea notevole confusione…giunti al secondo platter, i quattro (o almeno si spera che siano quattro) perseguono nell’excursus già anticipato con il debut, ovvero un impasto fuori misura temporale e dimensionale tra black metal, extreme metal e ambient music. Se il connubio tra le parti messe in gioco ha già dimostrato di essere vincente, nel caso dei Ghost Bath rimane esasperatamente acerbo e privo di quella cattiveria necessaria per rendere un disco del genere amabile.
La produzione è agrodolce, chiaramente studiata e disegnata per far rendere l’ambivalenza delle strutture delle songs; i suoni sono freddi e malati e le performance presentano un combo che mira al gusto degli arrangiamenti invece della mera tecnica, mentre mixing e mastering rimangono i punti su cui la band dovrebbe mettere maggiore dedizione.
Le otto tracce trasudano una certa propensione all’isolamento e alla rabbia repressa…dall’incipit decadente di “Sleeping Fields” passiamo alle tortuose “Golden Number” e “Happyhouse”, veri pilastri di questo “Moonlover”, dove viene sviscerata la carica ossessiva delle soluzioni estreme bilanciate ad ampi momenti di calma apparente. “Beneath The Shade Tree” e le due parti di “The Silver Flower” fungono da esempio chiarificatore di come la band non ami apparire semplice e diretta mentre le conclusive “Death And The Maiden” e “Ascension” creano ulteriore dubbio e devastazione mentale.
Un disco che non mi sento di bocciare ma mi è altrettanto impossibile elogiare…se da un lato “Moonlover” segue dei paradigmi di ricerca e sviluppo interessanti dall’altro l’esasperazione sonoro/iconografica rischia di riverlarsi un’arma a doppio taglio. Solo il tempo potrà darne responso.