I Grand Magus stanno pian piano cambiando la rotta del proprio viaggio. Impercettibilmente in certi momenti, più palesemente in certi altri, il trio svedese sta pian piano abbandonando le piccole influenze metal per sviscerare il proprio amore per il rock, quello vero e proprio nato ormai più di quaranta primavere fa…
“The Hunt” è il sigillo n° 6 in più di tre lustri di carriera e il primo sotto la major per eccellenza del metal; oltre ad essersi accasati sotto la Nuclear Blast, la band annovera l’ingresso di Ludwig dietro ai tamburi, già uomo d’oro dei connazionali Spiritual Beggars, elemento che infarcisce il groove di uno spropositato gusto retrò che aiuta il sound ad allontanarsi dai mari più ‘metallosi’…in termini di songwriting si assiste ad una completa immersione in influenze doomy/hard rock di chiara matrice settantiana, mantenendo in sottofondo lo spirito epico che ha reso immenso il predecessore “Hammer Of The North”.
In consolle troviamo Nico Elgstrand, uomo che ha la capacità di forgiare il tipico sound vintage di cui la band necessita senza sacrificare il ‘lato’ tecnologico, che riesce a far suonare ogni singolo brano di “The Hunt” differentemente rispetto agli altri…le performance sono gradevoli, vistosamente live e gonfiate da un range di suoni esplosivo e sudato.
Come highlights possiamo ascoltare “Sword Of The Ocean”, “Storm King” e “Son Of The Last Breath”, vere gemme di un rock d’altri tempi che suona stramaledettamente odierno. Si fanno rispettare anche la titletrack, “Valhalla Rising” e “Silver Moon”, mentre chi cerca l’immediatezza può spaccarsi i timpani con “Stralight Slaughter” e “Iron Hand”, cariche di tiro e potenza.
Se “Hammer Of The North” ha fatto breccia nei vostri cuori, “The Hunt” saprà coltivare questo amore colmandovi di attenzioni…un album che farà felici soprattutto coloro che non hanno mai dimenticato i mitici seventies ma che non disdegnano un tocco di modernità.