Appena un anno e qualche mese la release di Beg for it gli svedesi Hardcore Superstar tornano nei negozi con questo esplosivo Split Your Lip, un album che dimostra come il glam non sia morto anzi, come si rinato nelle fredde terre del nord europa proprio grazie all’opera dei Nostri e di altri esimi colleghi. Ma veniamo al sodo.
Split Your Lip è un bel disco, divertente, piuttosto catchy, ha lampi di pura genialità glam (Guestlist, Bully, What did I do su tutte), e momenti un po’ meno esaltanti (Last Call For Alcohol e Won’t Go To Heaven non mi hanno entusiasmato particolarmente pur essendo belle tracce) ma nel complesso è un disco ben fatto. Songwriting evidentemente ispirato, band in forma, produzione ottima e due brani acustici che dividono e chiudono l’album molto azzeccati. Anche la sistemazione della tracklist pare ben studiata, per ottenere un risultato ottimale. Insomma, i Nostri hanno tirato fuori dal cilindro un ottimo album, degnissimo seguito del precedente, anch’esso molto bello, e certamente alcuni pezzi troveranno ampio spazio nelle set list del nuovo tour che dovrebbe partire a breve. Ma vediamo per bene di cosa parlo.
Ho detto che questo è un disco divertente no? Beh, basta ascoltare l’opener Sadistic Girls per rendersi conto di che piega prenda l’album. È pieno di ironia e un po’ di comicità come nella sopracitata canzone che è impossibile non sorridere di tanto in tanto quando si sente Jocke mandare a stendere qualcuno. Non sempre con questa velata autocensura. Oppure su Guestlist non si può certo cogliere quella frecciatina nei confronti di quelli intrallazzati che riescono sempre ad entrare nel backstage dei concerti senza necessariamente aver qualcosa da fare e stanno lì, bevono e manginao a sbafo e poi? Beh, evidentemente i Nostri hanno avuto a che fare con questi personaggi parecchie volte.
Oltre all’ironia ci sono però un paio di inni all’amatissimo alcohol, compagno di ogni metallaro. E allora Last call for alcohol (più esplicita di così) e Moonshine si configurano come veri e propri inni alla bevanda fermentata, sia essa birra, vodka o qualsiasi cosa che abbia un minimo di gradazione, e soprattutto Moonshine, un mid tempo ottimamente riuscito, rendono l’album più ricco.
Interessante e anche piacevole è Here comes the sick bitch again, primo inserto acustico dal tocco molto blues, quasi un ritorno alle origini del rock. Una ballata acustica per chitarra e voce e nient’altro, virtuosismo piccolo piccolo che da quella marcia in più alla seconda parte dell’album. Una canzone di una semplicità spaventosa ma che si riempie pian piano di risvolti sempre diversi ogni volta che la si ascolta.
Si ritora su lidi più atti all’headbanging con la seguente What did I do, che temo sia il racconto di una brutta sbronza, una delle canzoni più belle e decisamente catchy, dal refrain ripetuto un paio di volte al ritornello che ti entra in testa e non te ne esce neanche ad ascoltare Lady Gaga. Un ottimo esempio di hard rock vecchio stile rispolverato e riproposto alla maniera Hardcore Superstar: decisa, potente e senza paura. Bellissima. Anche la seguente, Bully, altro pezzo forte del disco, col suo midtempo e il crescendo ad un finale pieno di cori e contro cori, da uno scossone alla seconda parte del disco, che generalmente risulta la più debole.
Potrei fare il track by track, ma siccome odio rovinare le sorprese a chi mi legge direi che passo a raccontarvi velocemente Run To Your Mama, l’altra ballad ma questa volta per piano e voce, dai toni cupi e un po’ arrabbiati, di fatto il cantato di Jocke stona un po’ con la melodia al piano, ma il contrasto rende la traccia ancora più interessante. Ha un che di malinconico, quasi di decadenza. Non so perchè ma la sentirei bene in una colonna sonora di quei film che escono ultimamente dal nord europa, quei film pieni di silenzi in cui parlano le immagini. Beh, insomma, è una canzone degna di chiudere al meglio questo Split Your Lip, che si prende il merito di avermi fatto riprende in mano il glam, ultimamente un po’ surclassato da altri generi.
Detto questo signori miei, divertitevi ad ascoltarlo. In macchina coi finestrini aperti è una goduria. (occhio però al collo eh!)