Gli Hark sono un trio Gallese. Con questo album di debutto (che di debutto non sembra) si impongono immediatamente nel panorama del metal internazionale.
Con un primo ascolto si capisce subito che a contraddistinguerli non è l’originalità dei brani, ma l’estrema solidità del loro sound. Può capitare di percepire qualcosa che ricordi un rock più vecchio, con toni heavy o blues, per poi passare a idee estremamente più moderne stile Baroness (ricordandoli stranamente anche per la copertina dell’album ndr). Il tutto attraverso un mix sapiente di vorticosi cambi ritmici, modulazioni del tono della chitarra e riff, riff, riff che la fanno da protagonisti per tutta la durata dell’album. Invidiabile la performance vocale del chitarrista-cantante Jimbob Isaac, estremamente matura, che arriva a rasentare la perfezione, portandolo a collocarsi tra i protagonisti del nuovo corso Metal.
Insomma, sicuramente abbiamo di fronte un prodotto ben curato, costruito con la testa, che prende spunto da mille stili, facendone buon uso. E a dir la verità dopo un ascolto accurato, la sensazione di scarsa originalità che gli poteva essere attribuita scema sempre più lasciando spazio alla sensazione che la voglia e la possibilità di portare qualcosa di nuovo ci sia.
Certo, a mio parere non sono questi gli album che emozionano il pubblico e lasciano qualcosa dentro. Nel loro tour europeo faranno tappa anche a Roma, Bologna e Milano. Che dire…li aspettiamo con ansia per sentire cosa sono in grado di dimostrare dal vivo.
