HATESPHERE – Serpent Smiles and Killer Eyes

Tornano gli Hatesphere con il loro secondo album da quando hanno firmato per la SPV. Un album di sicuro ricco di personalità che non si lascia influenzare dal mercato come qualcuno poteva aspettarsi.
L’album è un lavoro duro che riesce a mantenersi coerente in quella linea che ha caratterizzato la band e che l’ha fatta divenire importante da parte dei fan in tutta la propria attività. La band ha però spostato il proprio genere dal classico death-thrash in una formula che, oltre a varietà e potenza, ha un fascino tutto suo. Un suono caldo e struggente che si incontra con un clima sempre sospeso tra urbano e southern. Il suono delle chitarre tipiche di estrazione svedese, si alterna con divagazioni dal sapore stradaiolo, riff incalzanti al limite dell’hardcore ed un’attitudine all’insegna del grezzo. In questo contesto si evince di sicuro uno Jacob Bredahl tornato arricchito dall’esperienza con gli Allhelluja. L’esperienza col side-project fa si il suo growl si accompagni spesso e volentieri a quegli elementi che avevano caratterizzato l’esordio sulla nuova etichetta, ovvero scream, puliti.
Un’evoluzione tanto fluida quanto riuscita cha ha sempre sembianze naturali e che non appare mai minimamente forzata.
Di sicuro quindi un progetto innovativo, un cambio di genere o magari di rotta, ma un cambio che sicuramente non farà rimpiangere il sound, lo stile e soprattutto la personalità degli Hatesphere, perché si tratta di sicuro di un cambio ad alti livelli, quasi necessario per la band.
E’ di sicuro una grande innovazione, senza presunzioni o grosse di pretese ma con la modestia e la consueta semplicità di chi ha semplicemente bisogno di trovare nuovi sbocchi per far fuoriuscire le proprie emozioni e le proprie sensazioni.
Davvero un gran lavoro questo degli Hatesphere, un vero esempio di coerenza ma anche di apertura.