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HOWL – Bloodlines

Devo dire in tutta sincerità che i primi ascolti del nuovo lavoro degli Howl mi avevano lasciato parecchio interdetto. Sulle prime effettivamente avevo trovato questo Bloodlines decisamente inferiore rispetto a Full of hell, il debut album degli americani che avevo semplicemente adorato. Poi mi sono ricordato che effettivamente anche per quel disco c’era voluta molta pazienza per riuscire ad entrare in quel mood che mi aveva permesso di apprezzarlo. E allora dopo ripetuti ascolti ecco che anche Bloodlines comincia a diventare più interessante e lo stoner sporco e contaminato degli Howl comincia a fare breccia, anche se i risultati obiettivamente non sono così eclatanti come tre anni fa. La differenza sostanziale è che in questo disco gli americani hanno perso, oltre al fattore sorpresa, quei riffoni massicci e magmatici che caratterizzavano il loro esordio, sostituti da una maggiore cattiveria e da un songwriting più maturo ed incisivo, scelte che alla lunga obiettivamente pagano. Ci vuole come detto del tempo, perché questo è un album quantomai eterogeneo e a tratti spiazzante, con brani talvolta votati quasi interamente al death metal sporco ma un po’ semplice, altre volte con riferimenti al thrash ed addirittura in un paio di sporadiche quanto interessanti occasioni fa capolino il black metal. L’impressione generale è che questa volta gli Howl abbiano voluto dare una forma più concreta ed articolata alla loro particolare visione dello sludge, andando a creare brani dalle strutture più articolate che trasudano comunque un amore per il metal estremo “classico”. Che sia infatti declinato verso il death o il thrash, l’approccio musicale degli americani è comunque figlio di quell’irruenza e di quella sfrontatezza assassina che imperversava tra gli anni 80 e 90, arricchito però in questo caso da una particolare propensione verso dei breakdown tritaossa che bene o male caratterizzano ogni brano. Qualche volta ci stanno e risultano bene inseriti all’interno di un genere di riferimento, lo sludge, che fa di tempi dilatati e atmosfere asfissianti i propri cavalli di battaglia, mentre altre volte sembrano un po’ forzati e fin troppo vicini alla belligeranza del metalcore che poco avrebbe a che fare col quartetto. Altro elemento che alla lunga stanca è la proposizione sistematica del ritornello per ogni brano, soluzione che stona in strutture tanto articolate che poi si vanno sempre ad incancrenire su questa formula un po’ prevedibile. Il risultato complessivo è quindi un album che si apprezza nel medio periodo, in grado di regalare soddisfazioni dopo qualche ascolto ma privo di grandi brani che lo facciano rimanere negli annali del metal, eccezion fatta per “Your hell begins”, un vero e proprio capolavoro per intensità ed evoluzione compositiva. Il resto è sicuramente roba ottima da ascoltare dal vivo, ma senza quella profondità necessaria per rimanere nello stereo più di un paio di mesi.

  • 7/10

  • HOWL - Bloodlines

  • Tracklist
    1. Attrition
    2. Midnight eyes
    3. Demonic
    4. One last nail
    5. Down so low
    6. Your hell begins
    7. With a blade
    8. Of war
    9. The mouth of madness
    10. Embrace your nerve

  • Lineup
    Robert Icaza. basso
    Timmy St. Amour. batteria
    Vincent Hausman. chitarra, voce
    Josh Durocher-Jones. chitarra