L’heavy metal non è per tutti, non c’è da vergognarsene. Quando si prova a creare musica sforzandosi di seguire un particolare filone bisogna sempre concedersi una piccola riflessione in merito alle nostre capacità, sia strumentali che compositive. E anche se paradossalmente i risultati arrivano, non sempre corrispondono alle aspettative, e nel profondo siamo a conoscenza della forzatura a cui siamo sottoposti.
I Kill Ritual sono un’ottima band, sotto ogni punto di vista; “Karma Machine” è la terza creatura ed arriva quasi due annetti dopo il fortunato “The Eyes Of Medusa” che aveva reso il combo degno di interesse; Steven Rice cambia la line-up in toto, cosa che da un’impronta maggiormente professionale alla proposta heavy/thrash, anche se alla base gli elementi non cambiano: songs totalmente guitar oriented sulle quali si posano dei cantati profondi (a volte troppo ripetitivi) che a volte risultano prolissi e senza capo ne coda.
La produzione è fredda e intensa come per ogni disco di metal classico che si rispetti, capace di creare un’atmosfera possente e degna di rispetto; i suoni sono granitici e audaci, taglienti come lame per un efferato omicidio, mentre le performance pongono in auge un quartetto preparato e vincente, dove l’attitudine solista di mr. Rice esce con gran disinvoltura. Mixing e mastering regalano ai Kill Ritual un sound corposo e avvincente e una resa carica di tiro.
Purtroppo ciò che manca ai Kill Ritual sono songs che spacchino fino in fondo…episodi come “Just A Cut” e “Lando Of The Dead” picchiano in modo assassino ma non riuscendo a vibrare il colpo di grazia, mentre in episodi come “Rise” e “My Green Room” la semplicità e la ripetitività dei rispettivi cori finisce per creare sbadigli a gogo. “The Enemy Inside” vola sull’accelleratore mentre “The Key” e “Camera’s Eyes” si compongono di una verve melodica , riuscendo a palmarsi (assieme alla titletrack) degli episodi meglio riusciti del platter.
I Kill Ritual non sono una band da scartare e nemmeno da annoverare…si tratta di una band ‘normale’ che porta avanti un messaggio con forza e testardaggine, particolari che non sempre regalano vittorie gloriose. Forse, magari, sarebbe meglio inziare ad attuare qualche cambiamento dove impostare le future composizioni.