C’era una volta, in una realtà senza tempo e senza spazio, un regno incantato chiamato Symphonic Metal, la meta ambita dai più, ma raggiunta soltanto dai pochi in grado di cavalcare l’epicità strumentale, indossando con maestria lo sfarzo e l’eleganza di atmosfere eteree, evanescenti.
E’ proprio la raffinatezza a caratterizzare interamente “
Kings & Queens“, il primo album studio della musicista canadese
Leah, il cui titolo si fa portatore di un concept descrittivo e, soprattutto, musicale.
Dalla dolcezza vocale in perfetto richiamo a Sharon Den Adel (Within Temptation, ndr), attraverso la tranquillità espressiva di Enya, fino alle solide strutture ritmiche ed orchestrali dei Nightwish, con qualche influenza Folk-Celtica sparsa qui e là: “Kings & Queens” è la cornice di una fiaba raccontata in musica.
Una produzione eccellente, che però pecca un po’ di ridondanza: ben quattordici tracce, tutte per lo più prive di quella venatura catchy, che consentirebbe all’ascoltatore di non dimenticare tutte le caratteristiche del brano appena ascoltato nel momento stesso in cui ne ha inizio uno nuovo.
Un attributo, questo, che rende assolutamente difficile anche definire la presenza di una traccia che possa spiccare sulle altre: probabilmente, particolarmente degna di nota “
Angel Fell“, soli cinque minuti e mezzo per riassumere l’essenza di un intero album: abbastanza fastidiosi e fuori luogo gli interventi progressive di una “
Enter The Highlands“, sicuramente preferibile una struttura meno frenetica, alla “
Arcadia“, in favore della preminenza di interventi orchestrali, come in “
Alpha Et Omega“.
Che dire, difficile trovare un difetto ad un album dalla struttura musicale che è solo un valore aggiunto ad una voce meravigliosa e pressochè inimitabile; complicato, però, allo stesso modo, fare affidamento su una produzione che, al concludersi dell’ascolto, lascia ben poco oltre l’impercettibile realtà fiabesca.