Essere un mostro sacro del rock dovrebbe essere un monito a mantenere un livello di qualità musicale medio/alto e includere sempre la possibilità di ‘allargare’ la propria visione artistica; purtroppo in alcuni casi l’evidenza è rappresentata da una paradossale ‘persistenza iconica’, dove sembra che basti il nome per garantire la spesa degli euro da parte dei fans.
La mitica Lita Ford è da qualche tempo che non dimostra di essere chi realmente è stata in passato…la bionda singer americana, che negli anni 90 ha saputo deliziarci con dischi come “Dangerous Curves”, sembra aver perso per strada una buona percentuale del suo estro da un paio di lustri, regalandoci dischi ascoltabili ma non di certo irresistibili. La soluzione intrapresa in questo “Time Capsule” è di andare a recuperare b-sides e vecchie idee, dargli una bella mano di vernice e riproporceli in chiave moderna…idea non male da un certo punto di vista, anche se la sensazione che qualcosa continui a stagnare è profondamente radicata.
La produzione è calda come un giorno d’estate, particolare che dona la solita enfasi ‘made in usa’ tipica dei dischi della singer; le performance sono precise e mirate al tiro e alla melodia, data anche la caratura degli artisti in gioco, godibili anche grazie ad una scelta di suoni non eccessivamente puliti ed elaborati, mentre mixing e mastering pongono in auge soprattutto voce e chitarre.
La prima parte dell’album rappresenta un vero viaggio all’indietro, grazie a ritmiche dirette e precise e melodie catchy; “Where Will I Find My Heart Tonight”, “War Of The Angels” e “Rotten To The Core” mettono in mostra gli artigli e le sciabole della mitica Lita, mentre con “Killing Kind” e “Black Leather Heart” assistiamo a digressioni più intimiste. Le due strumentali “Little Wing” (si si, proprio ‘quella’) e “On The Fast Track” fungono da ponte ipotetico per le tre tracce finali che, sinceramente, lasciano il tempo che trovano e non impattano come dovuto.
Il mio augurio è che la graziosa mrs. Ford possa ripartire da questo “Time Capsule” che tutto sommato rimane un paio di step sopra alle recenti pubblicazioni; ma non aspettatevi grandi emozioni, nemmeno dopo uno spropositato numero di ascolti.