Gustoso. Dovendo usare una sola parola questa sarebbe quella deputata a descrivere The doctrine decoded, quinto album in soli otto anni dei prolifici ma purtroppo ancora poco conosciuti Loch Vostok. Progressive death metal decisamente fuori dagli schemi, ovvero niente a che a vedere con gli Opeth nonostante la terra di provenienza sia la medesima, ma un buon connubio tra melodic death di chiara matrice swedish (anche se talvolta ci sono delle sfuriate quasi brutal!), ritornelli melodici dallla forte presa (anche radiofonica) e un abbondante tocco prog nella vera accezione del termine a dare personalità al tutto. Mi spiego meglio. Agli inizi il prog era nato come uno sferzante atto di libertà, un modo di uscire dagli schemi e concepire musica realmente nuova. Col passare del tempo a mio parere è invece diventato un cliché, una serie di scale e costrutti da eseguire sempre nello stesso modo, di gruppi da emulare e scopiazzare perdendo così quel senso di innovazione degli esordi. Ora, non voglio dire che i Loch Vostok siano il gruppo più innovativo della storia della musica, ma è molto interessante il loro modo di concepire il prog non come genere musicale in sè, ma come collante per riuscire ad arricchire e valorizzare brani che altrimenti vivrebbero solo del dualismo tra strofa death e ritornello melodico. Questo arricchimento delle canzoni si traduce sul piano pratico in ricche parentesi strumentali, fraseggi chitarristici, improvvisi cambi di tempo e di umori, tutti artifici molto intriganti che vanno ad abbellire un songwriting che di per sé non sarebbe niente di eccezionale, questo va detto. Altro particolare di The doctrine decoded da encomiare è sicuramente la grande eterogeneità che permea l’album stesso, con canzoni parecchio diverse tra di loro nonostante il genere rimanga sempre poi bene o male quello, anche se a volte qualche piacevole fuori rotta ci porta vicini anche all’industrial o al power. Giusto per fare un esempio, consiglio caldamente di ascoltare “Citizen Cain”, decisamente il mio brano preferito, un mid tempo epico dalla bellezza straziante capace di far tirare una boccata d’aria dopo i tre pezzi precedenti decisamente tirati. Se invece volete la sorpresa non potete esimervi dall’ascoltare “Inflict Chaos”, dove l’equilibrio dei brani precedenti viene sovvertito con strofe decisamente melodiche con sprazzi di violenza incontrollata fino ad arrivare al ritornello che occupa quasi un ruolo di secondo piano. E se poi c’è anche un intermezzo strumentale che ricorda un po’ i Tool c’è decisamente di che godere! Ovviamente la produzione e i musicisti sono lo stato dell’arte, ma questo non dovrebbe neanche essere messo in discussione se una band decide di suonare un determinato genere. Il difetto dei Loch Vostok è quello di dover a tutti i costi mettere il ritornello quasi in ogni brano incatenando così su una struttura più o meno canonica la fantasia nel songwriting, anche se le tante varianti e la tecnica sopraffina mascherano bene il tutto e tengono alta l’attenzione nonostante la durata elevata del disco. Questo The doctrine decoded me lo sono goduto tantissimo, la speranza è che con il tempo e l’esperienza che il tour con quei maledetti geniacci dei Leprous porterà, nel futuro i Loch Vostok escano ancora più dagli schemi e sfoggino tutta la loro personalità. Ma per ora va benissimo così!
LOCK VOSTOK – V: The doctrine decoded
LOCK VOSTOK - V: The doctrine decoded
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Tracklist
1. Seeker2. A tale of two kings3. Syndrome of self4. Citizen Cain5. Twilight of the dogs6. Inflict chaos7. Regicide8. Claim the throne9. Ravenous10. Common ground11. Beyond the oblivion
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Lineup
Teddy Möller. voce, chitarraNiklas Kupper. chitarra, voceJimmy Mattsson. basso, voceFredrik Klingwall. tastiereLawrence Dinamarca. batteria
- GenereMelodic death metal/Progressive
- Anno2012
- Casa discograficaViciSolum Productions
- Websitehttp://www.lochvostok.com/