Gettarsi nella mischia, questo è il concetto portante per far conoscere la propria musica…specialmente se si ha la fortuna di essere dei perfetti sconosciuti, quindi con nulla da perdere, è importante fornirsi di qualcosa di accattivante che possa attirare sia gli addetti ai lavori che qualche fans che perpetui un passaparola efficace e convincente.
Nel caso dei Lower Automation l’idea di base c’è ma rimane relegata nel ‘piccolo’…il terzetto americano possiede le carte giuste sia nell’ideare un alternative metal psicotico e sinusoidale sia nel renderlo tangibile su traccia, ma il vero dilemma è la staticità. Le strutture appaiono efficaci ad un primo ascolto ma tendono a perdere gusto e verve nei successivi, silurando il primario senso di sorpresa in modo netto. Sembra che Derek e soci abbiano scaturito due o tre idee davvero valide e le abbiano imbastite per tutto l’ep.
E serve a poco avere una produzione seguitissima con suoni moderni e mixing e mastering bilanciatissimi se poi ci si trova al cospetto di “Ring” e “Break Rooms Curators”, dove le strutture scostanti e ballerine appaiono davvero simili. “Decorated” alza il livello grazie a una maggiore ispirazione mentre “The Cartographer” appare skippabile sotto ogni aspetto. Chiudono i sei minuti di “Scissors Lapses” che racchiudono il meglio di quanto detto prima…
Pur essendo una discreta band non mi va di premiarli…un buon istinto da seguire certamente, ma le ‘mappe’ da utilizzare sono sicuramente altre.