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MAD MAZE – Frames Of Alienation

A infoltire le fila del thrash revival arrivano, sotto l’egida della Punisment 18, i relativamente giovani Mad Maze (sono all’esordio, ma la band esiste dal 2002), che per far capire da quale parte della barricata si collochino, se fra i tradizionalisti o gli avanguardisti, piazzano in copertina un caratteristico disegno di Ed Repka, le cui illustrazioni sono da almeno cinque lustri sinonimo di thrash metal nudo e crudo. Unico indizio per dare a intendere che non siamo esattamente negli anni ’87-’88 la produzione, pulita e pompata senza alterare troppo il flavour d’antan che sicuramente i nostri avevano intenzione di riprodurre.

Allo scopo di avvicinarsi in qualche maniera al successo avuto ultimamente dai vari Warbringer, Evile, Gama Bomb, Municipal Waste i ragazzi rifuggono da tentazioni estremiste, concentrandosi sulla compattezza del materiale e sulla costruzione di canzoni dirette ma con quel minimo di elaborazione che non le faccia risaltare solo per un azzeccato refrain. La stella polare del combo sono i Testament dei primi lavori e dell’ultimo “The Formation Of Damnation”, con una spruzzata di Laaz Rockit e Forbidden, mentre in anni recenti una simile ricetta sonica è stata messa in piedi da almeno un altro paio di act tricolori, Methedras e Urto, nonostante questi ultimi siano più sbilanciati sul techno thrash/death. I Mad Maze, detto chiaro e tondo, hanno numeri non trascurabili, anche se il loro percorso di maturazione è lungi dall’essersi concluso. Un livello competitivo niente male è espresso dalle soliste, i cui duelli impreziosiscono le trame con tocchi melodici ma decisamente brucianti; non indulgono in neoclassicismi ridondanti, sono incastonate nei punti giusti, e non stemperano la tensione, anzi, la accrescono con circonvoluzioni di note estremamente ficcanti. Gli arrangiamenti vocali, accanto a lead vocals accostabili al Chuck Billy degli inizi, a un Hetfield abbastanza pulito e a un giovane Russ Anderson (Forbidden), offrono un crogiuolo di maschie e vagamente digitali backing vocals, con passaggi reminescenti di alcune pregevolezze dei Toxik di “Think This” e dei Realm di “Suiciety”. Non reggono in pieno il passo, ma non sfigurano, una batteria dalle cadenze accettabili anche se un po’ monotona sui tempi veloci e una collezione di riff sufficientemente affilati e pesanti, a cui però manca la brillantezza dei passaggi che fanno la storia. La graniticità delle ritmiche non è in discussione, è la loro marchiatura a fuoco, il bollino “Mad Maze” che risulta un po’ sfumato e frena leggermente l’impeto delle singole tracce. “Frames Of Alienation”, anche se dotato di una spinta chitarristica discreta ma non ancora da primi della classe, mantiene alto il tasso di coinvolgimento e si fa portavoce di quel thrash focalizzato sulla forma canzone e con agganci melodici degni del miglior heavy classico che tante band minori hanno tramutato in arte tra fine anni ’80 e primi anni ’90. In quella che oggigiorno è solo una nicchia ristretta del panorama metal, l’augurio è di sfornare un lavoro degno dell’indimenticato “Absolute Power” dei Powermad o di “Breaking The Silence” degli Heathen; vorrebbe dire che i Mad Maze sono proprio diventati grandi.

  • 7/10

  • MAD MAZE - Frames Of Alienation

  • Tracklist
    1. Walls Of Lies
    2. Sacred Deceit
    3. Mad Maze
    4. Cursed Dreams
    5. ...Beyond
    6. Caught In The Net
    7. Lord Of All That Remains
    8. Mk-Ultra
    9. Retribution

  • Lineup
    Alberto Baroni - chitarra ritmica
    Marco Bennati - basso
    Alberto Dettori - voce
    Luca Venturelli - chitarra solista
    Mirko Virdis - batteria