Ci sono momenti nella vita dove devi prendere in mano le palle, investire tutto quello che hai e scommettere tutto su te stesso e il tuo operato…si tratta di scelte difficili, di temprare il carattere e di dedicare anima e corpo a quello che più nutre il tuo cuore, ciò che meglio ti può rappresentare e che speri non ti possa tradire, ovvero l’arte…
Roland Grapow ha scelto di giocare…i suoi Masterplan, che due lustri fa erano annoverati come una vera rivelazione e band capace di rinverdire il metal melodico, nel corso degli anni hanno perso lo scettro che tanto faticosamente avevano conquistato; è bastato un disco, quel “MKII” accolto malamente e le numerose vicissitudini (la dipartita di Uli Kusch e il divorzio dalla moglie) per far scendere le quotazioni di mr. Grapow di numerosi punti…ma una svolta, comunque doveva arrivare. Dopo i numerosi via-vai di mr. Jorn Lande e di Mike Terrana, il chitarrista tedesco sceglie due personaggi più ‘gestibili’ (Rick Altzi e Martin Škaroupka) per far rinascere la propria band, accogliendo tra le file anche l’ex Stratovarius Jari Kainulainen per rimpolpare la sezione ritmica.
“Novum Initium” è un album che torna ai fasti del passato…se già il predecessore “Time To Be King” aveva fatto ben sperare sul ritorno in pompa magna del quintetto, questo nuovo sigillo si pone come un figlio dei primi due dischi, dove una maggiore vena aggressiva riesce ad essere l’ingrediente che ne diversifica il risultato finale. Registrate interamente negli studi privati dello stesso Roland, le undici tracce possiedono una produzione poderosa e imponente…i suoni sono tondi e gonfi, ricchi di cristallinità e di impatto; le performance sono verosimilmente perfette, dove gli incastri musicali mettono in evidenza ogni singolo strumentista e sopra il quale la voce di Rick Altzi riesce a spiccare il volo senza battersi in duello…
Songs come “The Game”, “Betrayal”, “Earth Is Going Down” e “Return To Avalon” mostrano come la creatività dell’axe man ex-Helloween sia tornata in uno stato di grazia profonda: grandi riffs, melodie possenti, doppie casse, cori di facili assimilazioni e soli ricchi di gusto fungono da ingredienti basilari. Da annoverare anche la conclusiva titletrack, che con i suoi dieci minuti tiene l’ascoltatore legato alla sedia senza concedergli un attimo di tregua.
Era ora che tornassero i Masterplan, quelli veri…se “Novum Initium” fosse uscito all’indomani di “Aeronautics” probabilmente la carriera della band avrebbe avuto ben altra storia. Speriamo non sia troppo tardi perché, viste le carte in gioco, le chance di vittoria sono ancora a portata di mano…