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MIDNIGHT ODYSSEY – Firmament

Contemplazione estatica delle figlie del firmamento.

C’è solo una musica che si stacca dalla realtà intellegibile e che si eleva su uno scenario superiore: Briose melodie che ci stagliano in alto, volteggiando, leggere come piume, nelle profondità dello spazio siderale, dove ci si può librare, ormai liberi dalle catene imposte dalla forza di gravità terrestre, tra lo scintillante fascino delle galassie e la trasparenza delle nebulose.Tale cosmica perfezione, così cristallina, crea una tensione, vibrante e librante, la quale in realtà ha come fine ultimo, non timori e paure ma amonia e tranquillità con l’ algido universo circostante. E sullo sfondo, si può udire il rumore della radiazione di fondo.

Il Black metal già da diversi anni sta subendo una metamorfosi: Se da un lato continuano ad esistere i gruppi “True Raw Blak Metal”, dediti ancora a sonorità oscure e tradizionali, è inutile negare come da diversi anni a questa parte è nata un’altra scena, galeotto fu Alcest in questo caso, ispirata e all’avanguardia, che abbandona sonorità, tematiche occulte ed ossessivamente Dark levandosi dolcemente al suono di chitarre che non fanno più male e non sono più aggressive ma straordinariamente eliminano il pessimismo a favore di un romanticismo solare e pregno di speranza. A conferma di questa tei saranno appunto gli Austrialiani Midnight Odyssey, di formazione recente, che in questo 2010 mandano alle stampe il primo album di debutto, il naufragio sensoriale di “Firmament”, benedetto dalla grandissima etichetta nostrana “Voidhanger/ATMF “( Il nome dei Janvs vi dice qualcosa?). Essi sono un’ entità a se stante nel ricco contesto della terra dei Canguri dato che le sue radici affondano e bevono avidamente da sonorità metalliche tipiche del nostro amato Vecchio Continente, svecchiando però notevolmente il Metallo Nero canonico: Il Black Metal del collettivo, tendente al Depressive soprattutto per quanto riguarda il riffing, non ha la violenza di un’ officina metalmeccanica e di una segheria nel cuore di una foresta norvegese ma vanta un gusto armonico melodioso e romantico, avvolto in brume sentimentali, con delle marcate influenze shoegazing. Ma non possiamo dimentiucare un’altro fattore importantissimo del loro sound, ovvero le sontuose architteture erette dai synths, che esulano da essere dei meri e stucchevoli ornamenti, ma hanno invece un ruolo di primaria importanza, facendo meritare all’ opalescente compact l’etichetta di Black/Ambient e presentando un novizio senso della melodia che viene elettrificata ed enfatizzata secondo vie e metodi propri. Pur rimanendo molto originali e personali i nostri non sono lontani anni luce dalle farfalle mozzafiato dei Limbonic Art pre- 2000 e dagli ancestrali giochi sinfonici dei primissimi Arcturus di “Aspera Hiems Symphonia”. A queste fondamenta si aggiunge la voce del polistrumentista cosmonauta Dis Pater, che è l’unico componente di questo efficace progetto, la quale, nonostante non presenti mai timbriche pulite, per ironia della sorte finisce per assumere connotati cullanti e in perenne divenire. Completa la panoramica di questi otto mitici brani, tutti dotati di grande respiro, nel quale il dettaglio si perde a favore di un scalpitante insieme, una produzione ovattata, fastidiosa per i più scettici ma neccessaria per creare atmosfere divine, trascendenti e cristalline che lasciano a bocca aperta.
“From Forest To Firmament”è un’inizio con il botto ed ha il ruolo, come recita il titolo, di ponte cardine tra la realtà terrena (Foresta) e il vuoto cosmico. Inizia con effetti che richiamano la pioggia per poi esplodere in un virtuoso mid-tempo, che, in un certo senso, rappresenta una schiarita, la quiete dopo la tempesta. Succcessivamente spira il vento annunciante l’arrivo di Nocturnal Play, la quale si presenta incalzante e trascinante scivolando via come un ruscello di alta montagna, e che viene arricchita dalle sue ariose e superbe aperture sinfoniche. L’anomala Departing Flesh And Bone, da applausi per il suo mood spiritesco, indimenticabile e ultraterreno, è un vero proprio viaggio nel buio, perso nello spazio-tempo, che per melodie ed intenzioni, non è lontano dai sommi Arcturus e il loro “The Sham Mirrors”. A Host For Ghosts è una strumentale che non presenta la parte Metal, ma, diversamente dalle altre compagne, si interessa a tematiche orrorifiche e gotiche, nutrendosi dell’ ombra e dei silenzi delle ore notturne. Successivamente è il turno della massa informe di As Dark And Ominous As Stormclouds nella quale le nostre cellule celebrali subiscono un rilassante stordimento grazie ai suoi tentativi di fughe versoll’ orizzonte, nel quale regna un senso di calma più assoluta. Ancora emozioni con Salvation Denied, cadenzata e dalla lentezza al limite del Doom, la quale è arrichita da cori dal retrogusto sacrale e da un cantato descrittivo e toccante che ne ampificano l’ampiezza sonora. La metifica e glaciale Storms Of Fire And Ice, che con il suo passo tranquillo e sicuro è un ingresso nel pungente regno dei ghiacci e del cielo senza nuvole. From Firmament To Forest che si dilunga per più di 9 minuti di durata prima di scomparire nell’armonia da dove è nata, ed è in piena antitesi rispetto alla prima traccia, della quale rappresenta una sorta di sorella gemella al contrario essendo lo strumento che ci farà tornare a casa, in preda allo sgomento. La degna conclusione è affidata a From Beyond the 8th Sphere.

Concludiamo dicendo con certezza che il nostro Girovago di carovane cosmiche, che fa della profondità d’animo il suo marchio di fabbrica, compie una vera e propria obliterazione per un viaggio, ad onor di vero, verso il club Black/ Ambient più esclusivo. É inutile sottolineare come il maliardo “Firmament” seduca pubblico e critica con la sua bellezza vanesia.

  • 7/10

  • MIDNIGHT ODYSSEY - Firmament

  • Tracklist

    1.Heart On Fire
    2.Sounds Like A Melody
    3.Hey You


  • Lineup

    Jp: Vocals
    Korl: Drums
    Toby: Bass
    Mike: Guitars
    Tony: Guitars
    Erik: Programming And Keyboards