Dalle fredde e gelate terre della Finlandia i Moonsorrow tornano con un nuovo album intitolato “Jumalten Aika”, “L’età degli Dei” in italiano, in cui si propongono di raccontare storie di uomini e dèi tramandate dalle leggende, filtrate attraverso la reinterpretazione artistica e messe in musica. Un proposito nobile quello della band, che torna dunque dopo cinque anni di pausa dal precedente opus “Varjoina kuljemme kuolleiden maassa”.
“Jumalten Aika” è anche il titolo della canzone che apre questo viaggio verso un passato oscuro avvolto dalla nebbia di leggenda che prosegue per più di un’ora, 67 minuti, per la precisione. Si viene dunque subito proiettati in un altro mondo, tra violenza e solennità grazie a cori e tastiere messe insieme a chitarre distorte e growl black metal su un ritmo incalzante. Si sentono melodie che fanno presa sull’ascoltatore, talmente melodiche che sembrano surreali per una canzone black metal, ma che stanno benissimo nel contesto.
Sulla stessa linea guida prosegue anche “Ruttolehto incl. Päivättömän Päivän Kansa” che diventa ancora più rituale e solenne, ma che allo stesso tempo mette in evidenza ancora di più le origini finniche della band e la reinterpretazione delle leggende scandinave viste e vissute dalla riva orientale del golfo di Botnia: cori e canti sciamanici e ovviamente l’uso della lingua finlandese danno quel flavour finnico alle leggende norrene. A completare un’eccellente canzone è la voce inconfondibile di Jonne Järvelä (Korpiklaani) che dà quel qualcosa in più quasi a garantire l’autenticità folklorica della traccia.
A metà album troviamo “Suden Tunti” (L’ora del Lupo), la canzone più corta del record di ‘solo’ poco più di 7 minuti, per cui è stato fatto anche un bellissimo videoclip musicale. Il sound è più tipicamente black metal ispirato al folklore norreno, ritmicamente più vivace, spesso ricordando i Finntroll a tratti.
Con “Mimisbrunn” si rallenta nuovamente il ritmo, riprendendo l’atmosfera maestosa, ma questa volta più rilassata, con melodie molto curate e molto più rilassate rispetto alla prima metà dell’album. Torna fortemente l’elemento corale insieme ad arpeggi cristallini e tastiere ben definite. Molto graditi sono gli intermezzi puliti di chitarra e fiati prima delle esplosioni di energia in blast beat.
In chiusura troviamo “Ihmisen Aika (Kumarrus Pimeyteen)”, che parte riproponendo il sound crudo black metal patinato che vagamente ricorda i Bathory o i Darkthrone anni ’90, ma che presto ritrova l’ordine reverenziale e rituale che pervade tutto l’album. E ancor più di prima ricercano una dicotomia tra melodia e distorsione caotica: spesso sotto blast beat continuo e distorsioni acide cercano di venire fuori prepotentemente melodie pulite. La canzone è tutto tranne che statica, cambiando continuamente ritmo e atmosfere: la band riesce a passare con facilità da atmosfere epiche a caotici campi da battaglia, per tornare a cori e maestosità per finire in un fade out catartico di suoni ambientali poco definiti e fiamme ardenti.
Veramente un ottimo record questo dei Moonsorrow, che non delude assolutamente le aspettative. Tutte le variazioni e tutte le storie musicate non sono affatto compresse, anzi si svolgono liberamente in lunghe canzoni, che, testo alla mano (ovviamente con traduzione necessaria) diventano un ottimo modo per immergersi nel mondo vichingo e far riprendere vita alle leggende del folklore scandinavo.