Hard rock e doom, tanto vicini, così diversi. L’uno brioso e diretto, l’altro cupo e lento; il primo caldo e seducente, il secondo disperato e tenebroso. Eppure derivano da un ceppo comune, i Black Sabbath, che sono stati prima una band hard rock e poi, quando il loro suono si è pienamente definito, si è cominciato a considerarli doom, termine entrato nel comune gergo musicale proprio con l’avvento del combo di Tony Iommi sulle scene. A ricondurre entrambi gli stili sotto un unico comun denominatore ci pensano gli svedesi Mortalicum, esordienti non di primo pelo, che trovano nell’hard elegante, vagamente figlio dei Rainbow, e nel doom più rockeggiante le principali fonti di ispirazione.
L’assemblaggio dei pezzi arriva sicuramente dalla scuola hard rock, ne sono testimonianza il loro essere diretti e ficcanti, l’assimilabilità già ai primi giri di chitarra, il ritmo incalzante. Di doom c’è soprattutto l’atmosfera generale, un’oscurità non impenetrabile, più da fase finale del crepuscolo che da notte inoltrata, capace di invadere i pezzi senza avvinghiarli in umori troppo neri. La coppia di chitarre non si ferma a una sola tipologia di riff, ingrassa talvolta il suono dandogli un tocco blues e fraseggia spesso e volentieri su armonie retrò, affrontate però con piglio metallico fino al midollo. I rallentamenti e gli assoli sono marchiati a fuoco dai Sabbath dei pezzi più rolleggianti e beneficiano di un supporto ritmico che aumenta la “botta” complessiva del sound e non si limita al mero accompagnamento.
La scelta di piazzare uno dei due chitarristi, Henrik Hogl, alla voce, si dimostra azzeccata e prova che, a volte, l’abbandono di un membro della band possa diventare una svolta positiva per tutto il gruppo, se il sostituto è all’altezza come in questo caso. L’ugola di Hogl viaggia su tonalità alte e intense, accostabili a nessuno in particolare, propone linee vocali modellate sui singoli brani e adatte a interpretare mood epici, malinconici, sinistri, non denotando alcuna incertezza. Le canzoni, tendenzialmente abbastanza omogenee nella struttura, (l’unico piccolo neo a cui dovranno lavorare i Mortalicum in futuro) non accusano invero cali di tono e nel mutare lievemente registro l’una dall’altra regalano piacevoli rimembranze seventies, quadrate sgroppate metal, doom rarefatto e in qualche modo ingentilito rispetto alla sua forma più rigorosa. A queste ultime latitudini trionfa la conclusiva Damnation Of The Soul, questa sì song intrippata di lentezza dall’inizio alla fine, mentre nel resto della tracklist tali sensazioni affiorano a sprazzi. Segnaliamo ad ogni modo, nella valida scaletta proposta, Darkness All Around, con ritornello in slow motion che entra in testa che è un piacere e Inner Peace, che alterna riff quadrati e intonazioni quasi a cappella del singer, creando effetti suggestivi e un’atmosfera molto hard d’annata nell’assolo. Per i quattro svedesi, “Progress Of Doom” rappresenta un esordio di valore che non mancherà di soddisfare chi vi presterà ascolto.
MORTALICUM – Progress Of Doom
MORTALICUM - Progress Of Doom
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Tracklist
1.Heart On Fire
2.Sounds Like A Melody
3.Hey You
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Lineup
Jp: Vocals
Korl: Drums
Toby: Bass
Mike: Guitars
Tony: Guitars
Erik: Programming And Keyboards
- GenereAlternative/Electro Rock
- Anno2010
- Casa discograficaAFM Records
- Websitehttp://www.a-life-divided.de