L’estro e il carattere rappresentano ying e yang all’interno dell’ambito artistico…in un perpetuo tentativo di equilibrare i due antagonisti, il musicista deve capire a quali tipologie di compromesso è disposto a scendere per riuscire a far fruire nel miglior modo il proprio messaggio, scaturendo una forma di lotta intestina che porta spesse volte a crisi nervose.
Artisti come Mortiis sono casi unici e difficilmente catalogabili…rischioso abbozzarne una definizione complessiva del percorso musicale, dato il numero di generi attraversati in carriera, ma il suo esempio può essere un monito per chi non ha ancora trovato il proprio ‘io espressivo’. Abbandonato da più di un decennio la verve ambient/medievale, il folletto norvegese perpetua una propria definizione di un elettro rock/metal che risulta più fruibile…rispetto al predecessore “Perfectly Defect” i passi avanti compiuti sono enormi, sia in termini di songwriting accattivante che in termini di consolle, riuscendo a proporre un excursus musicale ricco di intensità e dal pathos cocciuto.
La produzione si pone l’obiettivo di regalare un disco sintetico e meccanico senza perdere per strada quella vena di oscurità che da sempre permea nelle opere del musicista del Telemark; i suoni sono freddi e ossessionanti senza usufruire di troppa pulizia mentre le performance del duo mettono a nudo una natura alienante e un supporato d’odio deforme. Mixing e mastering bilanciano forza e grazia con maestria senza tralasciare una piccola propensione alla voce di Mortiis, sempre ‘sopra’ alle parti musicali.
La carica furiosa di “The Great Lap” fornisce un assalto inaspettato, rincarato potentemente dalle distruttive “Feed The Greed” e “The Shining Lamp Of God”…malizia a gogo in “The Ugly Truth” e “Sins Of Mine”, mentre con “Doppelganger”, “Demons Are Back” e “Scalding The Burnt” assaggiamo l’apice compositivo di “The Great Deceiver”. “Hard To Believe”, “Road To Ruin” e la conclusiva “Too Little Too Late”, infine, si distinguono per i differenti stili di arrangiamento.
In conclusione, a sei anni di distanza, Mortiis arriva con un disco completo, ricco e convincente…chi ama dischi come “The Stargate” riuscirà finalmente a fare quel passo che da “The Grudge” in poi si aspetta di fare.