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NAZARETH – Tattooed on my Brain

Questo nuovo album dei Nazareth – il ventiquattresimo in studio – celebra l’importantissima tappa dei 50 anni di attività dell’hard rock band scozzese. “Tattooed on My Brain” è il primo lavoro senza lo storico cantante Dan McCafferty (che ha lasciato la band nel 2014 per problemi di salute) ed il primo che vede alla voce Carl Sentance, la cui prestazione è più che positiva e non fa rimpiangere l’assenza di McCafferty. Voce meno graffiante, questo è vero, ma definitivamente più “potente” e che porta un tocco di nuovo nel sound del combo capitanato dal bassista Pete Agnew, che insieme al figlio Lee offre una solida base ai riff di un Murrison molto ispirato.

Rispetto al precedente “Rock ‘n’ Roll Telephone“, questo nuovo lavoro sembra direzionarsi più verso sonorità southern rock e blues rock (“Never dance with the Devil”; “Push” -mio pezzo preferito-; “The secret is out” – che ricorda molto “Perfect Strangers” dei Deep Purple-; “Change”, “ What goes around” e la sofisticata e intima “You call me” che chiude questo piccolo gioiello) con un sapore decisamente Seventies. Il tutto senza rinunciare ad una mid tempo – ballad (“Rubik’s Romance”) o a pezzi più rock and roll e … piaccioni: “State of Emergency” ha un ritornello che ti si piazza nel cervello e dopo un paio di volte che lo si ascolta non va più via! Il riff principale “Pole to Pole” (fra i pezzi migliori e di fatto insieme alla title track uno dei due singoli apri pista) rimanda alla migliore tradizione, ma con un ritornello più ricercato. Poi abbiamo pezzi come la title track e “Don’t throw your love away” dalle sonorità “moderne”.

Un bel disco: piacevole come sottofondo o da sparare a tutto volume in auto. Consigliato non solo agli amanti del genere.

  • 7,5/10

  • NAZARETH - Tattooed on my Brain


  • Generehard rock
  • Anno2018