È con una buona dose di curiosità che ci avviciniamo al quarto lavoro della band di Deggendorf. Che forme avrà assunto questa volta il loro caratteristico Epic Melodic Death Metal dopo il passaggio ad Aprile sotto l’egida della Metal Blade Records? Grazie anche al sapiente mastering di Jens Bogren ed alla partecipazione di musicisti del calibro di Noora Louhimo (Battle Beast), Veli-Matti Kananen (Kalmah) e Jen Majura (Evanescence), il sound dei Nothgard è diventato ancora più incisivo, accattivante, epico e sempre tecnicamente impeccabile.
La title-track ne è un esempio lampante. Dopo una breve ma intensissima intro, “Malady X” esplode subito con un sound roboante e opulento sostenuto da parti di chitarra infuocate e scandito dalla batteria precisa e veloce di Felix Indra. Dopo la potente ed incisiva “Shades of War”, “Guardians of Sanity” inizia in punta di piedi per poi rivelarsi una canzone sofisticata e ricca di cambi di ritmo che aumentano la tensione dall’inizio alla fine. Uno dei brani più particolari di questo disco. “Epitaph” e “Serpent Hollow”, scatenate ed energiche al massimo, catturano la quintessenza del death melodico con un cantato davvero graffiante e dei riff indiavolati. Al contrario un tempo più moderato caratterizza “Devil Will Know”, “Fall of an Empire” e “Herald of Death” dove le chitarre e le tastiere hanno campo libero per esibire fieramente tutto il loro lato più epico e ricercato. Menzione a parte va fatta per “Deamonium I” nella quale la voce dolce e paradisiaca di Noora Louhimo si alterna e si mescola al cantato caustico e infernale di Dom R. Crey per poi fondersi entrambe con dei riff di chitarra appassionati dando complessivamente vita ad un pezzo da pelle d’oca. Cala infine il sipario con la traccia strumentale “Black Horizon”, drammatica e maestosa al punto giusto e degna chiusura di questa magnifica opera.
“Malady X” svela fin dai primi minuti agli ascoltatori la cura con la quale è stato realizzato. Questo album è grandioso, altisonante ma mai esagerato. È ricco di dettagli ricercati e magistralmente incastonati in orchestrazioni affascinanti. Il sound dei Nothgard è maturato con la tendenza a rendersi più accattivante e diretto senza svalutarsi.
Dopo i già apprezzatissimi “Warhorns Of Midgard” (2011), “Age Of Pandora” (2014) e “The Sinner’s Sake” (2016), la band ha aggiustato il tiro che colpirà certamente un numero ancora più ampio di ascoltatori senza però deludere i loro precedenti estimatori.